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L’acqua rossa della pozza attira gli studiosi

Il prelievo dei campioni da studiare in laboratorio
Il prelievo dei campioni da studiare in laboratorio
Il prelievo dei campioni da studiare in laboratorio
Il prelievo dei campioni da studiare in laboratorio

Ha attirato l’interesse di curiosi e studiosi il fenomeno della pozza di Passo Malera la cui acqua piovana si è colorata di rosso, come accadeva fino alla metà degli anni Sessanta al più celebre lago di Tovel in Val di Non. Appena pubblicato l’articolo sull’Arena, giovedì scorso, Matteo Ballottari, professore associato di fisiologia vegetale al Dipartimento di Biotecnologie dell’università scaligera, ha inviato alcuni suoi studenti in Lessinia a prelevare campioni d’acqua dalla pozza per esaminare in dettaglio e con rigore scientifico il fenomeno. «L’intento è quello di isolare l’alga responsabile dell’arrossamento ed eseguire il sequenziamento del Dna per identificare con precisione la specie», spiega il docente, che opera in collaborazione con il professor Massimo Delledonne, ordinario di Genetica nello stesso Dipartimento di Biotecnologie. I campioni sono già in laboratorio e Ballottari può anticipare i primi risultati: «In realtà e ancora presto per parlare di risultati, ma comunque dall’osservazione eseguita possiamo dire che l’ipotesi più probabile è che l’alga abbia prodotto delle cisti creando un biofilm che galleggia sullo strato superficiale dell’acqua». Ma si tratta della stessa alga responsabile del fenomeno dell’arrossamento visibile fino a cinquant’anni fa nel lago di Tovel? «Alla prima osservazione al microscopio possiamo dire che si tratta di una specie diversa dalla Tovellia sanguinea, la microalga, grande circa 20-25 micron, cioè millesimo di millimetro, che era la causa dell’arrossamento del lago di Tovel nei mesi estivi fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Forse si tratta di una specie autoctona, ma la certezza l’avremo solo con il sequenziamento del Dna e ci vorranno ancora alcuni giorni per arrivare al risultato definitivo», spiega il docente. «Possiamo ipotizzare che sia un’alga presente normalmente nell’ambiente prealpino della Lessinia, ma dobbiamo capire perché abbia cambiato la propria morfologia creando il biofilm di colore rosso che ha attirato l’attenzione», conclude. Il primo ad accorgersene era stato il mese scorso l’agronomo e dottore forestale Guido Pagan Griso, frequentatore assiduo della Lessinia, oltre che esperto di storia e tradizioni locali. Con la sua associazione culturale Lessiniaviva ha già messo in calendario due escursioni guidate per la prossima settimana con meta la pozza di Passo Malera, pche si trova a 1.727 metri lungo il sentiero Cai 287 che da Malga San Giorgio porta ai rifugi dell’alta valle di Revolto. Dopo la pubblicazione della notizia, sui social sono comparsi commenti di chi ha riscontrato lo stesso fenomeno anche in altre pozze della Lessinia e del Baldo: anni fa fu notato l’arrossamento di una pozza abbandonata ai margini di un bosco vicino a contrada Balestre di Erbezzo. Ogni anno tra giugno e luglio si tingeva di rosso grazie al proliferare di queste alghe. Altri parlano dello stesso fenomeno in località Due Pozze sul Baldo, manifestatosi la scorsa settimana. MATTEO CASTIONI, agronomo laureatosi con lode a Padova in Scienze e tecnologie agrarie e specializzatosi in microbiologia, nonché responsabile dello sviluppo scientifico e tecnologico, per la coltivazione di microalghe nell’azienda Alghitaly, spiega come potrebbe essersi generato l’arrossamento dell’acqua visibile in questi giorni: «Le microalghe sono organismi unicellulari che hanno una colorazione verde nella loro fase di crescita, pigmento dovuto alla clorofilla. Il biofilm rosso visibile sulla superficie dell’acqua potrebbe essere causato dalle condizioni di stress della microalga, stimolata a una “fioritura algale” ovvero l’aumento del numero delle cellule e poi la successiva “maturazione”, cioè l’accumulo del pigmento carotenoide Astaxantina, responsabile del colore rosso». •

Vittorio Zambaldo

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