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Istituto Boggian, sogno palaghiaccio

L’ex istituto Boggian di Boscochiesanuova la cui proprietà è dvisia a metà; 50 per cento della Provincia e 50 tra 97 Comuni veronesi FOTO PECORAVeduta del palaghiaccio in inverno
L’ex istituto Boggian di Boscochiesanuova la cui proprietà è dvisia a metà; 50 per cento della Provincia e 50 tra 97 Comuni veronesi FOTO PECORAVeduta del palaghiaccio in inverno
L’ex istituto Boggian di Boscochiesanuova la cui proprietà è dvisia a metà; 50 per cento della Provincia e 50 tra 97 Comuni veronesi FOTO PECORAVeduta del palaghiaccio in inverno
L’ex istituto Boggian di Boscochiesanuova la cui proprietà è dvisia a metà; 50 per cento della Provincia e 50 tra 97 Comuni veronesi FOTO PECORAVeduta del palaghiaccio in inverno

Secondo il ministero dei Beni e delle attività culturali per l’edificio dell’ex istituto Boggian, già caserma, colonia alpina, scuola per classi differenziali fino agli anni Settanta, poi scuola alberghiera e fino a quattro anni fa contenitore delle scuole primaria e secondaria di primo grado di Bosco Chiesanuova, si può parlare di «insussistenza del valore culturale dell’opera». Lo scrive il ministero alla Soprintendenza di Verona in risposta alla domanda avanzata in collaborazione con la Provincia che è proprietaria della struttura per il cinquanta per cento e con i Comuni Veronesi che ne detengono l’altra metà di quota. Gli interventi di integrale trasformazione operati nei primi anni Settanta ne hanno di fatto stravolto il tessuto originario di inizio secolo e oggi l’edificio, così trasformato, non riveste interesse di tipo culturale da conservare. Potrebbe essere quindi alienato. «Per quel che ci riguarda, se lo dovessimo comperare noi», ha anticipato in Consiglio comunale il sindaco Claudio Melotti, «potremmo farne quello che sarebbe più opportuno, anche demolirlo». È questa infatti l’ipotesi che circola da tempo, ma bisognerà prima sciogliere il nodo della proprietà, nel senso di liquidare la Provincia per la sua quota e anche ciascuno degli altri 97 Comuni veronesi che hanno partecipato al consorzio che lo aveva costituito come Istituto climatico permanente montano Umberto Boggian. Ha una superficie di 9.500 metri quadrati, disposti su più piani, e altrettanta è la superficie esterna. Il Piano di assetto del territorio vincola l’area a zona servizi e quindi è impossibile ogni speculazione edilizia, tipo ricavarne appartamenti, «e del resto si tratta di un volume enorme all’ingresso del paese, un brutto biglietto da visita rispetto alla configurazione paesaggistica che caratterizza il Comune», esordisce il sindaco Melotti, «per non dire dell’impatto che ha sul vicino edificio storico come la chiesetta medioevale di Santa Margherita che letteralmente scompare, adiacente a una simile costruzione». «La vastità dell’edificio, unitamente al suo degrado, soprattutto per la parte che in questi anni non è mai stata utilizzata come scuola, rendono precaria la sua manutenzione nel rispetto delle più recenti normative. Per questo qualora il Comune ne diventasse proprietario, inizierebbe dal giorno dopo la sua demolizione», anticipa il sindaco, «per ridare valore paesaggistico all’area». Dirlo è facile, ma non basta: «Infatti per un’opera del genere si lavora in sinergia, come fatto finora, e debbo ringraziare il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il direttore generale Franco Bonfante, il capo di gabinetto Matteo Pressi e il dirigente Carlo Poli, con la Soprintendenza di Verona per essere arrivati dopo anni a poter contare sul pronunciamento del ministero che apre a una soluzione che soddisfa tutti. Credo che ora saremmo in grado di trovare quanto prima l’accordo con gli enti interessati», auspica il sindaco. Nell’ultimo incontro pubblico con la cittadinanza, poco prima del lockdown di marzo dell’anno scorso, il sindaco, parlando del progetto del nuovo palaghiaccio di cui si discute da anni, aveva ipotizzato che invece di intervenire sull’attuale sito per il rifacimento del palaghiaccio, si potesse pensare al trasferimento nell’area del Boggian. Se il Comune fosse arrivato a diventarne proprietario, avrebbe provveduto alla demolizione, costruendo lì il nuovo palaghiaccio, potendo contare anche su un’ampia area da destinare a parcheggio. «La novità spaventa un po’ per timore di sottrarre presenze al centro del paese, ma sono convinto che con un microsistema di trasporto pubblico, tipo navetta, si andrebbe nella direzione di non far mancare le presenze in centro e nello stesso tempo liberare il capoluogo dal traffico asfissiante di certi periodi, migliorando la qualità della vita dei residenti e degli stessi ospiti», conclude Melotti.•.

Vittorio Zambaldo

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