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In troppi sui monti, i rifugi chiudono

Il rifugio Monte Torla in questi giorni di neve abbondante
Il rifugio Monte Torla in questi giorni di neve abbondante
Il rifugio Monte Torla in questi giorni di neve abbondante
Il rifugio Monte Torla in questi giorni di neve abbondante

Vittorio Zambaldo Dopo l’assalto di domenica scorsa e incapaci di contenere il numero di presenze per garantire il rispetto delle norme di sicurezza minime previste dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio, la famiglia Stoppele, proprietaria e gestore del rifugio Monte Torla, sopra Campofontana, ha deciso in autonomia di chiudere la struttura, aderendo alla campagna ministeriale «Io resto a casa». «È con molto rammarico e tristezza che vi comunichiamo che il Rifugio Monte Torla resterà chiuso fino a data da destinarsi. Le norme di sicurezza imposte vanno contro l’etica dei rifugi alpini, risultando oltretutto difficile farle rispettare», comunicano i gestori. «La salute di tutti noi deve essere al primo posto e dobbiamo fare tutto il possibile per non mettere in pericolo anche una sola vita. Noi aderiamo alla campagna #Io resto a casa. Fallo anche tu. Approfitteremo di questo periodo per manutenzioni varie e per completare alcuni lavori per rendere il rifugio ancora più accogliente e funzionale». È il primo rifugio della nostra provincia a prendere una decisione così drastica. Il colpo di grazia è stato domenica scorsa con un’affluenza straordinaria determinata dal bel tempo e dalla neve che ha attirato centinaia di escursionisti sulla neve sulle località di Baldo e Lessinia. I rifugi di norma non dispongono di spazi enormi e sono impossibilitati a rispettare la distanza di almeno un metro tra le persone nella sistemazione di tavoli e sedie, a meno di limitare l’accesso. È anche difficile e snervante, riferiscono i gestori di rifugi, convincere le persone ad accettare certe norme anche se sono suggerite e dalla prevenzione della loro salute. CAREGA. Sul Carega in questa stagione sono normalmente chiusi Fraccaroli e Scalorbi, che solitamente riaprono con i primi fine settimana di maggio. Boschetto, che avrebbe dovuto aprire il prossimo fine settimana ha deciso di prolungare la chiusura per tutto il mese, il Revolto chiude da questo sabato mentre il Pertica sta valutando in queste ore cosa fare. LESSINIA. In Lessinia sono chiusi per tutto il mese di marzo i rifugi Prima Neve sul Monte Tomba, Malga Moscarda, Malga Malera, Campolevà, Podestaria e Malga Lessinia, i rifugi Dardo e Valbella. Dal prossimo fine settimana è chiuso anche il rifugio Castelberto, mentre il rifugio Monte Tomba resta aperto, «perché vivo qui e non chiuderò la porta a nessuno, pur nel rispetto delle distanze da mantenere», fa sapere il titolare. PISTE DI FONDO. Sono chiuse anche le piste di fondo, appena riaperte dopo l’abbondante nevicata della settimana scorsa. Lo prevede il decreto del presidente Giuseppe Conte ma è una vera e propria disdetta: per tutto inverno non c’è stata neve e ora che è arrivata il decreto prevede espressamente la chiusura degli impianti sciistici. BOCCA DI SELVA. Marco Melotti, titolare del rifugio Bocca di Selva sta sistemando le ultime cose e poi chiuderà per tutto il mese: «Stamane sono arrivati due sciatori trentini che non sapevano nulla delle restrizioni. Ci vorrà ancora qualche giorno perché l’informazione raggiunga tutti ma certo che in queste condizioni non ha senso tenere aperto», dice. BALDO. Per il Baldo, il rifugio Chierego resta chiuso fino a fine aprile come del resto il rifugio Barana su Cima Telegrafo. Risulta chiuso anche Fiori del Baldo mentre Cristina Castellani, titolare del rifugio Forte Naole, abita nella struttura: «È casa nostra e non chiudiamo, ma siamo in una condizione critica: quando si poteva evitare il diffondersi dell’epidemia non si è fatto nulla e adesso che è scoppiata ci obbligano a chiudere con mutui e debiti da pagare. Si presenta una stagione nerissima», conclude. •

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