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In Lessinia un turismo senza la neve

Una spallata decisa al progetto di legge 451 di ridefinizione dei confine del Parco della Lessinia è stata, secondo Legambiente, la Camminata per il Parco di domenica scorsa. Ma era proprio necessario? «Sì», sostiene Legambiente, «se si pensa alla irragionevolezza dei presentatori che ritenevano di poter furbescamente manomettere il Parco, utilizzando l’inganno verso allevatori e residenti: tagliamo il Parco e i vostri problemi saranno risolti. E sembra ancora improntata alla furberia anche l’affermazione del consigliere regionale Stefano Valdegamberi che la superficie aumenta di 50 ettari. Per poterla prendere per buona occorrerebbe cancellare l’art. 9 bis della legge istitutiva del Parco, che permette di ricavare le aree contigue all’interno del perimetro attuale». «Furberia che il presidente della Regione Veneto Luca Zaia conferma esibendo gli stessi ettari in più senza dire chiaramente che la superficie del parco resterà invariata senza le aree contigue. Non ci stancheremo mai di dire, per questo, che le aree contigue non sono Parco», ribadisce Legambiente. «È indispensabile che il Parco resti intatto e che si cominci a mettere mano alle norme di attuazione discusse nel 2010, ma poi abbandonate». Secondo l’associazione ambientalista, va immediatamente approvata la Valutazione ambientale strategica, «imposta nel 2015 e ora arrivata faticosamente al termine: il compito della buona amministrazione passa al Direttivo, al presidente del Parco Raffaello Campostrini, posti di fronte alle scelte di garantire la conservazione delle buone condizioni ecologiche e naturalistiche, oltre alla vita economica delle imprese, all’evoluzione del mondo agricolo verso forme di coltivazione e allevamento ecosostenibili, le uniche che possano garantire accessi a fonti di finanziamento costanti», auspica Legambiente. Cita in particolare il turismo «che va condotto verso iniziative che privilegino la destagionalizzazione e dimentichino il turismo del passato, verso cui si hanno ancora tentazioni anacronistiche, come la Delibera 77/2019 della Provincia che, cieca di fronte al cambiamento climatico che esclude neve durevole alle quote di San Giorgio, vuole attivare le procedure per identificare un concessionario del comprensorio sciistico. Si cammina con la testa rivolta all’indietro, abbagliati dai soldi di investimenti per improbabili strutture sportive, destinate al decadimento, come si vede guardando San Giorgio nel suo complesso», conclude l’associazione del Cigno. •

V.Z.

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