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Appello degli allevatori

«In Lessinia non attraversate i pascoli. Serve più rispetto per gli animali»

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Mucche in Lessinia
Mucche in Lessinia
Mucche in Lessinia
Mucche in Lessinia

Un’estate che si allunga con belle giornate e invito alle escursioni è una delizia per i camminatori e gli appassionati di trekking, ma una croce per allevatori e agricoltori. L’allarme per quello che sta succedendo arriva da Silvana Fasoli, dell'associazione Salvaguardia rurale veneta che lancia un appello ai frequentatori della montagna: «State attenti, perché la Lessinia non è più quella da girare a zonzo dove più piace! Restate sui sentieri segnalati e non uscite sui pascoli».

E si spiega: «Qui a Malga Brancon i lupi passano tutte le notti e a volte anche di giorno. Gli animali sono spaventatissimi e molto nervosi. Non c’è più solo la mucca che attacca per difendere il suo vitellino, ma anche manze, asini e cavalli con i nervi a fior di pelle. La gente passa di qui come fosse in piazza Bra. Esce dai sentieri battuti, si inoltre sui pascoli, scavalca recinzioni. Sono tutti convinti che la montagna sia sinonimo di libertà e non pensano che sia anche luogo di lavoro per noi e per i nostri animali», aggiunge l’imprenditrice agricola.

 

Da esperta del territorio avverte che fra uno spuntone di roccia e l’altro a volte ci sono crepacci magari nascosti dall’erba alta. «Ci sono infiniti sentieri, molti dei quali anche ben segnalati. Perché la gente non se ne sta su quelli, evitando di inoltrarsi in aree strettamente private?», si chiede, ricordando che la superficie maggiore della Lessinia appartiene a privati e non è un’estensione demaniale di libero accesso. «Ci sono turisti che scavalcano o passano sotto i fili dei recinti elettrici, agganciando la fettuccia con lo zaino e a volte strappandola dai paletti. Quando finisce a terra e non è più sul supporto isolato, la corrente fa massa e scarica la tensione nel terreno, lasciando priva di elettricità la recinzione. Dai varchi gli animali escono e a volte ci vuole anche mezza giornata per cercarli e riportarli nel recinto sistemato. Di tutte queste incombenze non si fa carico chi transita senza curarsene, come lasciando i cancelli aperti», lamenta Silvana.

 

Ma quale potrebbe essere allora la soluzione? «Un po’ più di cultura e di rispetto», risponde, «conoscere il territorio che si frequenta, sapendo che è frutto del lavoro di generazioni di montanari. Che non sempre è stato o sarà così se verrà abbandonato all’incuria da chi lo coltiva. La presenza del lupo ha costretto molti allevatori ad anticipare il rientro in stalla dei loro capi di bestiame e a sguarnire i pascoli che erano riservati all’alpeggio. La gente che cammina deve anche farsi due domande e capire anche la nostra rabbia. Se faccio osservazione a qualcuno che trovo a camminare dentro il mio pascolo dove ho dei cavalli liberi che possono far del male con un calcio o spaventare persone che non li sanno trattare, non mi si deve rispondere che ”la Lessinia non è più quella di una volta“. Certo non è più quella di una volta, ma non per colpa degli allevatori. Anche gli escursionisti non sono più quelli di una volta che conoscevano le fatiche nostre e i loro doveri», conclude. 

Vittorio Zambaldo

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