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«Il restringimento del Parco è irregolare»

Una malga in Lessinia, ritratta dal fotografo Marco Malvezzi
Una malga in Lessinia, ritratta dal fotografo Marco Malvezzi
Una malga in Lessinia, ritratta dal fotografo Marco Malvezzi
Una malga in Lessinia, ritratta dal fotografo Marco Malvezzi

Ci sarebbero delle irregolarità nell’iter di approvazione del progetto di legge regionale 451 firmato dai consiglieri Alessandro Montagnoli, Enrico Corsi e Stefano Valdegamberi per la modifica dei confini del Parco naturale regionale della Lessinia con il taglio di 1.774 ettari su 10.200 complessivi. Lo sostengono Tommaso Bianchini ed Emanuele Napolitano, dell’associazione Lessinia Europa che evidenziano come, a causa dell’impatto assai significativo di questi tagli sull’ambiente, si sarebbero dovute seguire le procedure previste dalla direttiva europea 2001/42/CE, che chiede di sottoporre necessariamente la proposta a Vas (Valutazione ambientale strategica), come recepito dal decreto legislativo 152/2006. «Ma non risulta, in base alla documentazione resa disponibile, che tale necessaria procedura sia stata predisposta, come abbiamo vanamente evidenziato nell’audizione in Seconda commissione. I giudici europei hanno ribadito che la nozione di “piani o programmi” da assoggettare a Vas, dev’essere intesa in senso ampio e contempla anche atti normativi adottati per via legislativa o regolamentare, suscettibili di provocare un significativo impatto ambientale», sottolineano Bianchini e Napolitano. «Poiché inoltre si prescrive un restringimento dei confini e una zonizzazione meno garantista di quella attuale, va da sé che ci sia un’effettiva e immediata diminuzione di tutela ambientale del territorio del Parco; non c’è stata l’elaborazione di un rapporto ambientale, né un coinvolgimento nelle consultazioni dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico e tanto meno c’è stata un’analisi accurata degli effetti di questa riduzione così consistente, mancando una Vinca, (Valutazione di incidenza ambientale) delle nuove disposizioni sulle aree classificate come Sic (Siti di importanza comunitaria) e Zps (Zone di protezione speciale). Per questo crediamo che tutto l’iter del progetto di legge sia viziato nella forma e nella sostanza», deducono i rappresentanti di Lessinia Europa, che hanno ricevuto anche l’appoggio del Cai regionale. «La seconda commissione non ha preso in considerazione queste richieste di approfondimento e non ha risposto a nessuna delle istanze portate da tutte le associazioni convocate per l’audizione a Palazzo Ferro - Fini e questo potrebbe aver compromesso l’iter stesso della legge di modifica e in particolare le valutazioni di carattere paesaggistico che 90 chilometri di taglio dei confini comporterebbe alla tutela e ai vincoli ora presenti. Ci avviciniamo al voto in Consiglio regionale ma senza le basi in materia ambientale», denunciano Napolitano e Bianchini che inviano le loro considerazioni al Consiglio regionale chiamato a votare, al presidente della Seconda commissione Francesco Calzavara e per conoscenza alla presidenza del Consiglio dei ministri Dipartimento affari regionali e al ministero dell’Ambiente. «Siamo stati invitati per un’audizione e per esporre le nostre ragioni ma per tutta la durata ci sono stati spiegati gli aspetti relativi alla presenza dei cinghiali in Lessinia. Ma da 9 anni giace in Regione un piano preparato dal Parco per il contenimento del cinghiale anche all’interno dell’area protetta e per colpevole ritardo della Regione quel piano non è operativo. Ora d’improvviso il problema assume dimensioni planetarie, ma si adottano soluzioni sbagliate. Sarebbe come se, a Venezia, per eliminare i piccioni da piazza San Marco si decidesse di cancellare il vincolo monumentale alla basilica». È possibile che Vas e Vinca siano procedure da avviare nel momento in cui la legge stabilisce i nuovi confini: è successo così anche nel 1990 con la legge istitutiva del Parco: aree che vi erano comprese sono scomparse e altre esterne sono state incluse al momento dell’approvazione del Piano ambientale (1996). Resta comunque il dubbio che gli uffici competenti dovranno chiarire: se togliere a un’area lo stato di protezione per riportarla allo stato precedente di diminuzione di tutela sia un’operazione ammissibile e corretta. •

Vittorio Zambaldo

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