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Il Covid ferma la festa dopo 500 anni

«Polenta e bogoni», il piatto della Fiera di SantAndrea
«Polenta e bogoni», il piatto della Fiera di SantAndrea
«Polenta e bogoni», il piatto della Fiera di SantAndrea
«Polenta e bogoni», il piatto della Fiera di SantAndrea

Dev’esserci stato un gran frastuono, quel 30 novembre 1520 quando una trentina di cavalieri, che dovevano presidiare la Fiera di Sant’Andrea, si presentarono invece a mezzogiorno «cum schiopi, balestre et altre arme assai, cum trombe et trombeto, cum magno impetu ac stridore, mettevano tutta la dicta fiera in ruina e chi coreva in su et chi en zo… faciendo del male non pocho, parendo a loro fusse cosa lecita». In questo italiano antico di 500 anni fa è sintetizzata la cronaca di quel giorno che ha visto la rovina della Fiera, con i mercanti vicentini di stoffe e pellicce fuggire a Verona per chiedere giustizia, lamentando i furti, le angherie e le violenze sulle cose e le persone. Tanto fu lo stupore del podestà di Verona Lonardo Hemo, sentendo i loro racconti, che disse di aver mandato i cavalieri «perché essi pigliassero li bandigoti e marioli», non certo per far del male agli onesti mercanti. Comunque la sua decisione fu equa: fece restituire il maltolto, mise in prigione il capitano dei cavalieri e non potendo restituire tutto quello che mancava, fece vendere il cavallo del cavaliere imprigionato e col ricavato risarcire tutti coloro che avevano subito delle perdite. Il documento è conservato all’Archivio di Stato, appartenente al fondo del monastero dei santi Nazaro e Celso dove confluirono i manoscritti dell’abbazia di Badia Calavena, ed è stato rinvenuto dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi nella ricerca che ha poi dato origine al suo libro I nomi raccontano la storia, sulla toponomastica del Comune cimbro di Badia Calavena. Quella fiera «che sempre è stata ed esistita», è scritto nel documento del 1520, celebra quest’anno i suoi 500 anni documentati, ma in realtà, come si riconosceva già allora, era molto più antica, da perdersi a memoria d’uomo. «Per questo, la prima domenica di dicembre, che ne riprende l’uso con il nome di Antica fiera dei bogoni, avremmo voluto celebrare degnamente e con un grande evento questo anniversario e continuare l’antica consuetudine», rivela Franco Gugole, presidente della Pro loco di Sant’Andrea Sprea cum Progno, «ma purtroppo le normative anti Covid-19 ce lo impediscono». Non ci sarà dunque quest’anno né il commercio di chiocciole, che si teneva prima dell’alba in località Triga a nord della frazione (dal tedesco Trügen, ingannare, perché mercati e fiere erano i posti dell’imbroglio e dell’inganno), né il concorso per le migliori chiocciole opercolate, né la consueta festa con banchetti, il tradizionale pranzo a base di polenta e bogoni con diverse e succulente ricette e la sfilata conclusiva sulla piazza. «L’anniversario non passerà comunque sotto silenzio», promette Gugole, «e l’anno prossimo organizzeremo sicuramente qualcosa di bello per celebrarlo. Confidiamo di poter sistemare adeguatamente la sala del banchetto e di rivedere in meglio l’offerta gastronomica. Siamo aperti a tutti i suggerimenti che arriveranno e chiediamo anche che sia occasione per coinvolgersi di più nel volontariato a favore di una tradizione che vogliamo mantenere per la risonanza che ha in tutta la nostra provincia e non solo». •

Vittorio Zambaldo

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