<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Il Covid-19 ci ha tolto le castagne dal fuoco»

Nel Veronese, soltanto Ferrara di Monte Baldo ha meno abitanti di San Mauro di Saline, sui monti Lessini. «Siamo un piccolo paese con una grande manifestazione: la sagra dei marroni. Era stata annunciata per il 24 e 25 ottobre. Erano già stati abbozzati i manifesti, ma è stata annullata l’altro ieri dalla Pro loco dopo la pubblicazione del provvedimento del Presidente del Consiglio per contenere l’epidemia. Lo scorso anno eravamo migliaia». Anche il virus avrebbe festeggiato. «Stavolta, non sarebbe stata un’edizione qualsiasi, ma la cinquantesima». Appunto. «Avremmo regolamentato le presenze, rispettando le norme. Per il resto, castagne a volontà». Sarebbe stato sufficiente un cenno. Italo (Bonomi, il sindaco) e Michelangelo (Alberti): più amiconi che personalità, tra i compaesani. «E tra i forestieri, anch’essi sempre gli stessi. Ma riceviamo il pubblico in municipio, non in piazza». Vicesindaco: siete 572. «Ogni preferenza è decisiva alle votazioni». Altroché. «Oggi, anziché stringerci la mano, ci guarderemmo negli occhi, nonostante la mascherina». Eppure, l’assessore è stato nominato, non eletto. «Lorenzo Pasini fu il primo dei non eletti. Si era dato comunque da fare. Così...». Bonomi è al terzo mandato consecutivo. Non potrà ricandidarsi per il quarto. Caso mai, ricominciare, daccapo, dal quinto. «Italo ha bisogno di riprendere fiato, perché pesa amministrare un’azienda - il nostro Comune - senza liquidità. Non abbiamo una zona industriale, artigianale o commerciale da cui riscuotere i tributi. Nemmeno molte seconde case. Sopravviviamo con i con-tributi degli enti pubblici». D’altronde, Bonomi è Italo, cioè l’italico. «Nel nome, onori e, soprattutto, oneri del mandato». Eppure, Bonomi c’è sempre. «Italo ha tempo. Tra l’altro, è appena andato in pensione». Ha senz’altro più responsabilità del vicesindaco. «Ne ho altrettanta: mando avanti un’azienda. Ho una famiglia». Alberti ha firmato qualche documento? «Qualche mese fa. Niente di che. Una firma e via, altrimenti mi sarei fermato». Ha messo il Tricolore? «Una volta: nel 2019, proprio alla sagra dei marroni. Ho sfilato con la fascia, davanti al corteo, accompagnato dalla banda. Italo era altrove per il Comune». Alberti, sindaco! «Avevo il batticuore e la lingua secca! Ho ringraziato tutti». La prossima volta andrà meglio. «Io, sindaco? No! Ho sempre meno tempo». Eppure, tra gli anni Ottanta e Novanta, Michelangelo Alberti fu sindaco. «Non siamo parenti. Uno dei figli dell’ex sindaco è presidente della Pro loco, un altro lo è dei Castanicoltori». Alberti: se è sempre indaffarato nel privato, perché perde tempo nel pubblico? «Difatti, nel 2023, non mi candiderò, neanche consigliere». Perché, si era candidato vicesindaco? «Mi ero proposto». Per l’indennità? «Macché: la riceve soltanto il sindaco. È il con-tributo mio e dell’assessore al Comune». Dunque? «Ho sempre amministrato con Italo, il numero uno. Sono il numero due. Può bastare». Il 4 novembre rinsalderemo - oggi più mai - l’unità nazionale. «Se Italo mi ridesse il Tricolore...». L’ha appeso? «Sulla facciata della corte». L’arcobaleno? «Anche. Disegnato dai miei figli». Andrà tutto bene? «Se non sarà disposto un altro lockdown. Qui, c’è chi ha chiuso già al primo. Chissà se riaprirà». •

Stefano Caniato

Suggerimenti