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Giorgetti: «Pronto l’emendamento»

L’arrivo a San Giorgio dei tantissimi aderenti alla manifestazioneUn momento della marcia contro la riduzione dei confini del Parco della Lessinia
L’arrivo a San Giorgio dei tantissimi aderenti alla manifestazioneUn momento della marcia contro la riduzione dei confini del Parco della Lessinia
L’arrivo a San Giorgio dei tantissimi aderenti alla manifestazioneUn momento della marcia contro la riduzione dei confini del Parco della Lessinia
L’arrivo a San Giorgio dei tantissimi aderenti alla manifestazioneUn momento della marcia contro la riduzione dei confini del Parco della Lessinia

Anche il patto per la riforma del Parco della Lessinia ha i suoi distinguo e per uno Stefano Valdegamberi che va alla carica della manifestazione di domenica alla quale sono stati contati almeno 7mila partecipanti («le 1500-2000 persone salite in Lessinia da diverse parti d’Italia, non si sono accorte che stavano inseguendo una fake news», sostiene), c’è un Massimo Giorgetti (Fratelli d’Italia) che dice di non aver votato in Seconda commissione per un taglio e basta delle aree del Parco da trasformare in pre-parco. «Non si può fare una modifica al buio e sulla fiducia, neanche se la chiedono i primi cittadini della Lessinia e questo il governatore Zaia lo sa», precisa il vicepresidente del Consiglio regionale Giorgetti, sottolineando che togliendo il vincolo del Parco a queste zone, saltano i vincoli assoluti di tutela e sarebbe un’apertura alla cieca che non va bene. «Ci sono dei problemi oggettivi sollevati dai sindaci?», prosegue Giorgetti, «bene, prima indico come intendo risolverli e poi tolgo il vincolo di protezione. Questo non è stato fatto e io sono d’accordo che si facciano le riforme, a condizione che i vincoli restino fintantoché sarà approvato il relativo piano ambientale: le modifiche vanno concertate e esplicitate in maniera chiara. Se il progetto di legge dovesse arrivare così in Consiglio, non lo appoggerò e farò esplicita richiesta di un emendamento in cui sia definito come vengono gestite le aree tagliate perché è chiaro che fuori dal Parco non ci sono vincoli obbligatori. Quindi pretendo che ci sia una chiara norma di salvaguardia in vigore fino all’approvazione del piano ambientale che regolamenti con certezza il destino di queste aree». Dunque una dissociazione? «Dico che è stato un errore strategico usare questo progetto di legge come bandierina politica: sono argomenti che interessano tutti e non possono essere ignorati. Ha fatto bene il presidente della Seconda commissione Francesco Calzavara a rinviare tutto alla comunità del Parco perché così usciranno tutte le carte, anche quelle finora rimaste sotto il tavolo», conclude Giorgetti. Per Valdegamberi l’imbroglio invece è un altro: «È nell’uso della parola riduzione. Ma dove sta scritto questo? In nessun luogo. Il perimetro del Parco ridefinito con la georeferenziazione aumenta di ben 50 ettari. Hanno protestato contro l’allargamento del Parco senza rendersene conto. Infatti l’articolo 9 della legge veneta sui parchi prevede che le aree contigue rimangono nel parco e sono da esso gestite e sono parco a tutti gli effetti». Con l’unica clausola, questo bisognerebbe dirlo ma Valdegamberi lo tace, che si può cacciare, cosa invece impossibile dentro il Parco finché resta in vigore l’articolo 42 delle norme di attuazione del Piano ambientale che esclude espressamente «ogni attività venatoria e di pesca e l’uso di cani segugi fino a una fascia di 200 metri all’esterno del Parco». «Quella richiesta dai sindaci era una semplice rizonizzazione per la quale non servirebbe nemmeno una legge. Ma nessuno ha letto, studiato, approfondito, nessuno è andato a parlare con gli agricoltori e gli allevatori del Parco, eppure senza di loro il Parco di bellezza che di cui si può godere non ci sarebbe», conclude Valdegamberi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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