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SELVA DI PROGNO

Francesca come Heidi vive fra malga e scuola

Ha 18 anni e da sempre trascorre l'estate in alpeggio: «Si comincia a mungere alle 5 e si conclude alle 23, e poi ci sono mille altri lavori»
Francesca con la nipotina Ilaria, lo zio Giuliano e la sorella Daniela
Francesca con la nipotina Ilaria, lo zio Giuliano e la sorella Daniela
Francesca con la nipotina Ilaria, lo zio Giuliano e la sorella Daniela
Francesca con la nipotina Ilaria, lo zio Giuliano e la sorella Daniela

Dice di essere l'unica e c'è da crederle, perché una vita di fatica e un impegno al massimo come Francesca Roncari, 18 anni compiuti lo scorso agosto, sono difficili da trovare. Da quand'era piccola passa tutte le estati in malga ad accudire il bestiame della famiglia: vive da giugno a settembre a malga Coe di Ala, tra malga Lessinia e Castelberto, con lo zio Giuliano che resta in malga con lei e il papà Lino, che sale e scende tutti i giorni perché parte dell'azienda resta a Selva di Progno e i lavori della fienagione non possono aspettare la fine dell'alpeggio.
Neanche la scuola poteva aspettare che Francesca tornasse dal suo lavoro estivo, e così la ragazza si è fatta tutto il mese di settembre sui banchi dell'ultimo anno dell'Istituto professionale Sanmicheli il mattino e in malga il pomeriggio e la sera. Un impegno duro, considerando le distanze, le levatacce, gli orari dei bus e quelli delle mungiture, eppure alla fine di ogni anno scolastico Francesca è sempre tra le «Pagelle d'oro» e quest'anno ha ricevuto anche un encomio particolare dal collegio docenti che ha scritto ai genitori, Roberta e Lino, complimentandosi per gli ottimi risultati ottenuti e il comportamento esemplare. Affronterà quest'anno la maturità di Ragioneria e il punteggio massimo è il suo obiettivo: «Me lo auguro. Dovrebbero darmelo solo per la fatica che faccio, perché oltre a studiare do sempre una mano in casa e i miei genitori possono contare su di me», dice orgogliosa.
Avrebbe voluto fare l'istituto agrario, ma i genitori l'hanno indirizzata diversamente: «Non è proprio la mia passione ragioneria, ma capisco che è utile perché da anni gestisco io la contabilità dell'azienda e per la mia famiglia è un grande aiuto». La passione di Francesca sono gli animali e la vita in alpeggio: «Si comincia a mungere alle 5 di mattina e si finisce con il turno della sera alle 23, tutti i giorni, anche a Natale e Pasqua. In alpeggio a malga Coe quando si è finito di mungere ci sono mille altri lavori, a cominciare dal lavaggio dell'attrezzatura, in condizioni difficili perché non esiste né collegamento all'acquedotto né alla rete elettrica: ci dobbiamo arrangiare con il deposito di acqua piovana e un generatore. Poi ci dedichiamo alla pulizia delle strade e dei pascoli, tagliando i rovi, conquistando metro per metro al bosco terreno da pascolare».
Sola al pascolo con i lupi che giravano e predavano nelle malghe attorno. Ci sono stati giorni di paura? «Proprio per le ultime predazioni, tutte attorno a malga Coe, senza per fortuna vittime tra i nostri capi, siamo tornati qualche giorno prima dall'alpeggio. Quest'anno abbiamo “cargà montagna”», dice nel linguaggio tipico dell'alpeggio, «con 60 vacche, lasciando a casa manze e vitelline per paura dei lupi». Mancavano una ventina di capi per coprire le 75-80 “paghe” della malga, cioè la superficie calcolata, necessaria per l'alimentazione di un bovino adulto per tutta la stagione.
«Questo è stato un danno che abbiamo avuto anche senza le predazioni», calcola Francesca, «perché alcuni che ci dovevano dare le vacche in affitto non ce le hanno portate per paura dei lupi, ma nello stesso tempo noi dobbiamo pagare per intero l'affitto della malga come se l'avessimo occupata con tutti i capi necessari. In più si sono aggiunti i danni da cinghiali con i pascoli completamente arati, tanto che abbiamo chiesto alla Provincia di Trento una battuta di caccia per eliminarli. Noi paghiamo l'affitto di un pascolo integro, invece ci troviamo dei campi arati. È un bel danno e non siamo affatto tutelati: abbiamo contro la politica, l'economia e adesso anche lupi e cinghiali: nessuno apprezza il nostro lavoro», dice.
Lei invece ne è intimamente appassionata: «Se dovessi guardare il ricavo farei altro, ma per amore e passione non riesco a vedermi in un altro lavoro alla fine della scuola, se non portare avanti l'azienda di famiglia», ammette, «e non me ne vergogno affatto, anzi ne vado fiera al massimo, anche con i miei compagni di scuola. Ho tanti amici e pur così impegnata riesco anche a trovare il tempo per passare qualche serata con loro».
Tenere il suo passo non è facile per i suoi amici: ci riescono i familiari, le sorelle Daniela di 11 anni e Caterina di 21 anni che è già mamma di Ilaria. Hanno fatto la transumanza insieme, perfino la piccola Ilaria di 4 anni, partendo alle 10.30 da malga Coe e arrivando dodici ore dopo a Campofontana: in auto sono 40 chilometri, a piedi probabilmente di meno, ma si attraversa al seguito delle vacche tutta l'alta Lessinia, scendendo dal sentiero delle Gosse a Giazza prima di affrontare l'ultima fatica della salita dai Gauli a Campo, tutto a piedi in un itinerario che sa di storia, di tradizione e grazie a Francesca anche di futuro.

Vittorio Zambaldo

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