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Fiera dei bogoni del dopo Covid La ripartenza sarà in sordina

Norimberga: particolare di due dei piedini sul quale poggia l’artistico sarcofago della chiesa di San SebaldoChiesa di San Sebaldo: il sarcofago con piedini a forma di chiocciole
Norimberga: particolare di due dei piedini sul quale poggia l’artistico sarcofago della chiesa di San SebaldoChiesa di San Sebaldo: il sarcofago con piedini a forma di chiocciole
Norimberga: particolare di due dei piedini sul quale poggia l’artistico sarcofago della chiesa di San SebaldoChiesa di San Sebaldo: il sarcofago con piedini a forma di chiocciole
Norimberga: particolare di due dei piedini sul quale poggia l’artistico sarcofago della chiesa di San SebaldoChiesa di San Sebaldo: il sarcofago con piedini a forma di chiocciole

«Lentamente, ma sempre avanti», e lo dice anche in cimbro «Asadestar un sempar vurbut», Franco Gugole, presidente della Pro loco Sprea cum Progno che organizza l’Antica Fiera dei bogoni di Sant’Andrea, «perché è il nostro motto riferito a questa secolare tradizione, ma è anche il motto delle chiocciole o bogoni, che in questa valle erano oggetto di raccolta e mercanzia fin da quando è stata abitata, dunque ben prima che arrivassero i cimbri nel XIII secolo», sottolinea Gugole, da sempre impegnato nella promozione e valorizzazione di questa fiera, tra le più antiche in Italia per questo prodotto e che si celebrerà anche quest’anno nel prossimo fine settimana da venerdì 3 a domenica 5 dicembre. «Il nostro impegno, anche morale», aggiunge, «è quello di essere tra i primi a ripartire perché la storia dei nostri bogoni ci insegna che ci sono stati due anni problematici nella secolare esistenza della fiera: il 1520 e il 2020». La prima data è riportata in una cronaca in cui si racconta che il 30 novembre 1520 una squadraccia di una trentina di cavalieri fece scompiglio e razzia tra i banchi degli ambulanti e si parlava di «essa fiera che sempre è stata ed esistita». Cinquecento anni dopo la pandemia di Covid-19 ha bloccato la fiera per la seconda volta: «Dobbiamo imparare da questi simboli: ogni 500 anni una tradizione millenaria viene interrotta da un evento luttuoso, ma è anche il punto di ripartenza e di nuova energia per la ripresa», evidenzia il presidente della Pro loco. Del resto la chiocciola, con il suo opercolarsi dentro il guscio per la stagione invernale e la rinascita in primavera, è presa a simbolo dalla fede religiosa come segno della risurrezione. Proprio i cimbri veronesi, in un loro recente viaggio di studio in Germania, scoprirono nella chiesa di San Sebaldo, a Norimberga, l’artistico sarcofago, opera bronzea di Peter Vischer il Vecchio, che vi lavorò con i cinque figli dal 1508 al 1519 e che custodisce le ossa del santo: il reliquiario poggia su una dozzina di piedini forgiati come chiocciole, evidente richiamo alla risurrezione e alla vita eterna, come erano i gusci di chiocciola depositati nei sepolcri dell’antichità sia pagana che cristiana. La «resurrezione» della Fiera dei bogoni sarà comunque graduale, nel rispetto delle normative che ancora regolano gli eventi al chiuso e all’aperto. Pertanto in questa nuova edizione saranno presenti i banchi degli ambulanti e degli artigiani, ci sarà la tradizionale Taverna del Bogon dove degustare i piatti più prelibati ma saranno evitati concerti e occasioni di assembramento come la tradizionale sfilata pomeridiana. Resteranno invece l’esibizione con i balli e gli spari dei Pistonieri dell’Abbazia, «anche perché gli spari dei trombini nei secoli hanno avuto il compito di cacciare fantasmi e nemici e ci auguriamo funzionino anche contro la pestilenza del Covid», conclude Gugole. Sarà adottata anche quest’anno la soluzione viaria sperimentata con successo prima della sospensione della fiera lo scorso anno: domenica sarà chiusa la Sp 10 che attraversa la frazione di Sant’Andrea, con il traffico deviato a senso unico alternato su percorso ad uso esclusivo delle automobili e dei veicoli leggeri, regolato da semaforo, sul tragitto che si stacca dalla provinciale e vi ritorna dopo aver raggiunto contrada Xami. I mezzi pesanti dovranno deviare da Badia Calavena verso San Mauro di Saline e Velo, per scendere poi a Selva di Progno o viceversa. •.

Vittorio Zambaldo

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