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La protesta contro il Lupo

Dopo 115 anni la Fiera del Bestiame di Erbezzo è senza bestiame: solo sagome di cartone

Per protesta contro la presenza del lupo la tradizionale manifestazione è andata in scena senza animali. Esposti cartelli con la conta dei capi predati
I cartelli apposti dagli allevatori (foto Pecora)
I cartelli apposti dagli allevatori (foto Pecora)
FIERA BESTIAME 2022 (foto PECORA)

Per la prima volta nella sua antica storia, la Fiera del bestiame di Erbezzo, la 115esima, è avvenuta stamattina senza la presenza di animali vivi.

Per scelta e per protesta nei confronti dei lupi, gli allevatori della Lessinia hanno deciso di non esporre il bestiame sul ring del parco fiera, come accadeva ogni anno, per tradizione, a poche settimane dalla conclusione della stagione in alpeggio. Scelta che ha fatto eco a quanto era avvenuto, circa un mese fa, a Malga Podestaria: anche in quel caso, di manze e vitelli, non se ne sono visti. E, in parallelo, accese erano state le polemiche che avevano intrecciato problematiche di chi lavora in montagna e rappresentanze politiche.

 

Proteste alla fiera del Bestiame di Erbezzo (video Pecora)

 

«Un fatto straordinario»

«Una fiera senza bestiame è un fatto straordinario, ma è frutto di una situazione di gravità manifesta per la presenza incontrollata e ingestibile dei predatori», ha spiegato il sindaco di Erbezzo, Lucio Campedelli. Per dimostrare vicinanza ai custodi dei pascoli, ha indossato la maglietta con la scritta «Io sto con gli allevatori». Come lui, a fare fronte comune, i colleghi sindaci e i rappresentati dei Comuni di Bosco Chiesanuova, Sant’Anna d’Alfaedo, Cerro, Velo, Roverè; il presidente del Parco della Lessinia Giuliano Menegazzi, la consigliera provinciale Federica Losi, Dennis Pazzocco per il Gal Baldo Lessinia; i consiglieri regionali Enrico Corsi, Marco Andreoli, Stefano Valdegamberi e il senatore Paolo Tosato.

 

Dieci anni di predazioni

«Il lupo non ha solo un impatto economico, ma soprattutto emotivo. Gli allevatori sono demoralizzati», ha sottolineato Antonio Scungio, veterinario e portavoce degli allevatori. A dare ragione, i dati evidenziati da cartelli che ricordano dieci anni di predazioni registrate, anno per anno, dall’arrivo del predatore sui Monti Lessini. Dietro ai numeri, un recinto allestito dove dovrebbe esserci stato il bestiame vivo: manze, vitelli e pecore qui sostituite da sagome di legno. A fianco, un’area con quella che potrebbe diventare la Lessinia: il luogo dell’abbandono, tra rovi e sterpaglie.

Marta Bicego

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