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Famiglia intossicata dal monossido

La casa in via degli Alpini, a Cerro, dove vive la famiglia di padre, madre e tre figli rimasta intossicata FOTO AMATO
La casa in via degli Alpini, a Cerro, dove vive la famiglia di padre, madre e tre figli rimasta intossicata FOTO AMATO
La casa in via degli Alpini, a Cerro, dove vive la famiglia di padre, madre e tre figli rimasta intossicata FOTO AMATO
La casa in via degli Alpini, a Cerro, dove vive la famiglia di padre, madre e tre figli rimasta intossicata FOTO AMATO

È stata una notte da incubo per la famiglia marocchina di cinque persone, i due genitori e i tre figli, due maschi e una femmina, rispettivamente di 14, 16 e 18 anni, in affitto in un’abitazione di Cerro in viale degli Alpini. A partire dalle quattro di notte si sono sentiti male, ma solo alle 7.30 sono andati nella vicina abitazione della proprietaria della palazzina, per avvisare che stavano male tutti. «È venuto a bussare alla mia porta e mi ha detto: Sto male... carbonella. Ma non riuscivo a capire cosa volesse dirmi, finché mi ha invitata a seguirlo in casa». «Sono salita e ho trovato che in mezzo al corridoio avevano acceso della carbonella dentro un secchio e ho capito immediatamente, anche perché l’aria era irrespirabile», racconta la donna. La signora ha chiamato in aiuto la figlia, che si è rivolta immediatamente al 118, provvedendo da subito ad aprire porte e finestre dell’appartamento. Era in atto una grave intossicazione da monossido di carbonio perché non c’era alcun camino che convogliasse i fumi del braciere all’aperto. Tutti i cinque componenti della famiglia avrebbero rischiato di morire se solo non si fossero resi conto del malessere che già li aveva presi. «Erano tutti coscienti e parlavano. L’unica era la mamma che se ne stava taciturna e sembrava un po’ persa», racconta la padrona di casa. Sul posto sono intervenuti immediatamente un’automedica e tre ambulanze, accompagnate dai vigili del fuoco e da una pattuglia in servizio dei carabinieri. Il papà e un figlio maschio sono stati ricoverati nell’ospedale di Borgo Trento, la mamma e gli altri due figli in quello di Borgo Roma, tutti in codice giallo. «Domenica mattina era venuto il papà per dire che la stufa a pellet usata per riscaldare l’appartamento era rotta», racconta ancora la proprietaria. «Ovviamente di domenica non trovi il tecnico pronto a correre in soccorso per aggiustare una stufa e ci siamo accordati perché lunedì mattina fosse sul posto per un controllo e l’eventuale riparazione. Per una notte avrebbero potuto sistemarsi diversamente, senza provocare questo guaio che ha messo a rischio la loro vita. Tanto più che il fratello del papà, che vive a Verona, si era offerto di ospitare tutta la famiglia in attesa che il riscaldamento riprendesse a funzionare, ma lui ha rifiutato», aggiunge la donna. Difficile sapere le ragioni del rifiuto, ma oltre al fatto di non voler probabilmente disturbare o causare dei problemi ai parenti, ci saranno stati anche motivi legati alla scuola che il figlio più piccolo frequenta a Cerro o altre ragioni legate al lavoro degli altri familiari. Il capofamiglia è in Italia regolarmente da un anno e dallo scorso maggio ha fatto arrivare qui anche la moglie e i figli. Lavora come barbiere a Verona, nel quartiere di Porto San Pancrazio. Da quello che la proprietaria dell’immobile ha assicurato, non ci sono problemi legati alla struttura: nel cortile dell’abitazione i vigili del fuoco hanno controllato e staccato le bombole di gas, utilizzate probabilmente per la cucina, e verificato l’efficienza dei sistemi di sicurezza. «Mi hanno garantito che la casa è in regola e non c’è nulla che mi si possa imputare, mentre è stata una grande imprudenza l’accensione della carbonella in un secchio, lasciando la fiamma libera per tutta la notte nel corridoio dell’appartamento». •

Vittorio Zambaldo

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