<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Badia Calavena

Marco e Antonella cambiano vita e aprono un panificio in Lessinia

Facevano altri mestieri, poi hanno scommesso sul loro «Forno del vajo»
Antonella Salatino e Marco Scipolo nel «Forno dei vajo»
Antonella Salatino e Marco Scipolo nel «Forno dei vajo»
Forno del Vajo (video Bicego)

Mentre si abbassano molte serrande di panifici, in Lessinia nasce un piccolo forno. Tra gli ingredienti che non possono mancare, oggi, nel portare avanti un'attività come questa, è indispensabile la passione. Da mescolare però a una buona dose di spirito di iniziativa e al coraggio di lasciare strade già percorse da altri per intraprendere sentieri meno battuti.

 

Partire piano piano

In luoghi affatto scontati, come la piazza di Badia Calavena, dove Marco Scipolo e la compagna di vita Antonella Salatino a gennaio hanno deciso di aprire il loro «Forno del vajo». Al momento dal mercoledì al sabato, la mattina: partenza «in sordina», dicono, in vista dell'inaugurazione, il 14 maggio. È il profumo del pane a indirizzare verso la porta della bottega: un tripudio di colori, forme, fragranze.

Qui la coppia (che è di casa a Mezzane) sforna pagnotte, baguette, ciabattone, focacce, pane in cassetta, fatti con segale o farro monococco, arricchito di semi integrali, impreziosito di olive o miele, verdure, frutta secca o candita. Dipende dalla stagione e dalla fantasia.

 

Percorsi diversi che si incontrano

Antonella si è occupata per anni di marketing. Oggi è passata al banco, accoglie con il sorriso i clienti, cura le consegne a domicilio, rifornisce le rivendite. Marco, che lavora tuttora come agente di commercio, appare a suo agio tra impastatrice, pasta madre e farina biologica, pur non avendo mai fatto esperienza in un panificio tradizionale.

Prima di affondare le mani negli impasti, ha frequentato un corso di panificazione contemporanea, ha studiato e sperimentato tanto, con l'obiettivo di far lievitare nel modo giusto il suo progetto. Senza fretta perché è un mestiere che richiede tempi lunghi di lievitazione (fino a 40 ore) e procedimenti accurati.

 

I segreti del panificio

«Così azzeriamo gli sprechi ed è possibile», svela uno dei suoi segreti, «ottenere un prodotto più buono, gustoso, facile da digerire e che mantiene le sue caratteristiche fino a dieci giorni». Se ben conservato nel suo sacchetto e, nel frattempo, non si cede alla tentazione di sbocconcellarne tutto il contenuto.

 

Amore a prima vista

Con il paese è stato amore a prima vista: «Abbiamo trovato una comunità attiva e accogliente nella quale», precisa Antonella, «potevamo raccontare una storia di aria pura, prodotti del territorio, ingredienti selezionati con cura e rispettando la stagionalità». Una filosofia a cui si sono avvicinati attraverso i Gruppi di acquisto solidale e declinata nell'azienda di famiglia.

Alla base c'è anche ricerca sulla provenienza del grano e delle farine. Consapevolezza che diventa indispensabile per un pane che sembra quello di una volta ma racchiude un messaggio molto attuale di attenzione alla sostenibilità e alla filiera di provenienza, con un approccio critico al consumo che mira alla riduzione degli sprechi.

 

Dalla pizza al pane

Alla nascita del figlio Martino, che ora ha 2 anni e mezzo, «l'idea era aprire una pizzeria al taglio, attività in cui avrei potuto coinvolgere Antonella», spiega Marco. Di mezzo s'è messo il destino quando il corso sulla pizza che doveva frequentare è stato annullato. Quindi ha optato per uno sulla panificazione.

«Lì ho capito cosa dovevo fare», ricorda il 38enne che si è subito messo sulla strada di creare un futuro diverso per sé e i familiari. Mentre parla, segue meticolosi passaggi. Da farine amalgamate all'acqua, ecco impasti di vario genere: sono accarezzati e riposti in apposite forme, manipolati a caldo per attivare la fermentazione e messi a riposare per ore, in attesa di essere inseriti nel forno fino alla perfetta doratura. Ci vuole pazienza, lascia intendere il mastro panificatore, che produce da solo poco meno di 3 quintali di pane a settimana. Ma quando sul banco le baguette appena sfornate «cantano», e riempiono la stanza di profumo, le tante energie profuse sono ripagate.

Marta Bicego

Suggerimenti