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Il caso

Cinque predazioni in un mese, allevatore si arrende e abbandona l'alpeggio

Il caso
Mucche ricaricate sul trattore:  se ne tornano già in stalla a Velo
Mucche ricaricate sul trattore: se ne tornano già in stalla a Velo
Allevatore abbandona la Lessinia (video Garonzi)

Poco più di 20 giorni d’alpeggio ed è già tempo di transumanza. Tornano a casa le manze di Manuel, giovane allevatore ventitreenne con la stalla a Velo e le vacche in alpeggio fino a mercoledì scorso a Malga Gabbiola vicino a Malga Sengio Rosso.

«Troppe cinque predazioni in poco più di un mese. Come azienda non siamo in grado si sostenere perdite così alte», denuncia, dopo l’ultimo attacco di martedì che ha lasciato una manza sul terreno ancora viva, soppressa dopo l’arrivo del veterinario incaricato dell’Ulss 9.

Responsabili sono i lupi del branco della Lessinia centrale, quello guidato da Slavc e Giulietta, probabilmente del maschio dominante e di due giovani adulti nati negli anni scorsi che in questo fine primavera e inizio estate hanno provocato danni ingenti come mai prima al patrimonio zootecnico della Lessinia. La malga è in affitto alla famiglia di Manuel da 35 anni e mai era successo in precedenza che i capi in alpeggio tornassero a casa prima dell’autunno: «Sono salito con due giri di trattore e rimorchio e sono tornato con un unico giro nel quale ha trasportato le 10 manze superstiti della mandria iniziale di quindici», racconta il giovane allevatore.

È un danno patrimoniale e ambientale notevole, di cui ancora si fatica a definire i contorni: «Anzitutto si parla di benessere animale ma le vacche tornato in stalla anche nella stagione in cui avrebbero possibilità di vivere all’aperto e non lo possono fare. Poi c’è il discorso dell’alimentazione: invece di erba fresca saranno alimentate a fieno e mangime con conseguente decadenza della crescita e della qualità della carne e del latte». «Infine», elenca Manuel, «sono da considerare anche gli aspetti burocratici che hanno in tutta la vicenda un peso non indifferente: ogni azienda riceve un contributo per il pascolo, ma se al controllo stagionale il pascolo non risulta essere stato fatto per un minimo di 90 giorni, il contributo non verrà percepito e si dovrà probabilmente anche pagare una penale».

Il conteggio dei danni economici, oltre ai capi perduti a causa delle predazioni, include anche l’affitto della malga che dovrà essere corrisposto ai proprietari, anche se di fatto non è stata utilizzata, le spese veterinarie e per lo smaltimento della carcassa. Tutti i capi sono infatti stati solo feriti dai morsi dei lupi e il veterinario è dovuto intervenire con l’abbattimento per far cessare l’agonia e la sofferenza degli animali. «Ci siamo confrontati con lo studio agronomico che segue la nostra azienda e si è trovato spiazzato: neppure i tecnici sapevano che risposte darci perché anche a loro non è mai successo che un’azienda abbandonasse il pascolo anzitempo per causa di forza maggiore. Non ci sono precedenti e si dovrà capire che cosa sarà possibile fare». «Per ora posso solo dire che è un sollievo aver riportato le vacche in stalla», sottolinea Manuel, «perché almeno qui godiamo di una certa tranquillità, tuttavia sempre relativa, perché due anni fa abbiamo subito una predazione anche a pochi metri dalla stalla». «Ma d’altra parte», conclude l’allevatore, «in queste condizioni, era ormai impensabile continuare l’alpeggio».

Aveva provato anche con i sistemi di dissuasione, un cannone caricato a gas con uno sparo a salve ogni 10 minuti: «Cambiavo ogni due giorni i tempi, allungandoli o accorciandoli, per evitare che si creasse assuefazione al botto tra i selvatici, ma non è servito a nulla. Purtroppo il risultato è stato solo la fine di tanti sacrifici in un modo che è anche disprezzo del lavoro e della passione che ci si mette», conclude.

Con il fratello Patrick ha scritto una lettera a Comune, Provincia, Regione e Avepa, l’Agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura, raccontando la propria storia: «Zaia ci ha risposto di aver ricevuto l’ email e ci ha fatto chiamare dopo qualche giorno dalla sua segretaria. Ha espresso vicinanza alla nostra condizione e ha ripetuto che almeno una volta alla settimana viene inviata al ministero una lettera di sollecito per una decisione sulla materia dei grandi carnivori in Veneto, ma non ha mai ricevuto risposta. Ci conforta il sostegno, ma anche noi aspettiamo risposte concrete», concludono i due fratelli. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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