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Chiese riaperte per messe. Anzi no

Parrocchiale San  Leonardo di Vestenanova, una delle due chiese aperte alle messe insieme a quella di San Bortolo
Parrocchiale San Leonardo di Vestenanova, una delle due chiese aperte alle messe insieme a quella di San Bortolo
Parrocchiale San  Leonardo di Vestenanova, una delle due chiese aperte alle messe insieme a quella di San Bortolo
Parrocchiale San Leonardo di Vestenanova, una delle due chiese aperte alle messe insieme a quella di San Bortolo

Cinque delle sette chiese che dominano le alture della Lessinia Orientale rimarranno chiuse alle celebrazioni delle messe quando da domani, in virtù del protocollo d’intesa tra la Cei e il Governo, si potrà tornare nei luoghi di culto con «concorso di popolo».I parroci don Michele Valdegamberi e don Alessandro Scandola lo hanno reso noto ai fedeli, assicurando comunque che tutte le chiese rimarranno aperte per visite individuali e chiedendo «collaborazione, per riprendere a radunarci garantendo la sicurezza ed il rispetto delle norme di legge, a tutela della salute». Gradualità, prudenza e corresponsabilità sono le parole chiave per tornare a frequentare, con modalità completamente nuove, le celebrazioni in questo delicato momento che ha indotto i parroci a scelte importanti. LE CELEBRAZIONI. Le messe saranno celebrate solo nelle parrocchiali di Vestenanova e San Bortolo, le chiese più grandi dell’Unità Pastorale, dotate di un ingresso principale e due laterali e collocate una a sud e l’altra a nord del territorio, agevolmente raggiungibili anche da Vestenavecchia, Castelvero, Bolca, Sprea, Campofontana. «Siamo consapevoli che il ritorno alla normalità è ancora lontano, non sappiamo quanto», dicono i parroci che hanno lungamente ponderato e misurato le forze da mettere in campo, «e intendiamo evitare di compiere scelte sull’onda dell’entusiasmo delle riaperture e trovarci poi a dover rivedere tutto». GLI INGRESSI. Gestire gli ingressi in chiesa richiede la presenza di volontari per controllare che tutti indossino la mascherina e igienizzino le mani. La disposizione nei banchi dovrà assicurare il distanziamento e la capienza sarà notevolmente ridotta: a Vestenanova, dei 336 posti a sedere, ne potranno essere usati un’ottantina, un quarto. Dopo ogni messa la chiesa sarà sanificata. «Per ogni messa prevediamo siano necessari cinque volontari, tre alle porte (uno per porta) e due accompagnatori ai banchi», spiega don Michele, «senza questi servizi non sarà possibile celebrare. Confidiamo nella disponibilità di almeno tre gruppi di parrocchiani a Vestenanova (con Vestenavecchia e Castelvero) e due a San Bortolo (con Bolca, Sprea e Campofontana) per garantire un adeguato numero di messe». ALL’APERTO NO. I parroci, rispondendo ai tanti interrogativi dei fedeli, chiariscono che messe all’aperto al momento non si faranno, per l’impossibilità di garantire il distanziamento fra le persone. Si entrerà in chiesa dalla porta principale (dallo scivolo, per i disabili) e si uscirà dalle laterali. A posti tutti occupati, si accederà alla celebrazione successiva. I CAMBIAMENTI. «Come ha già anticipato il Santo Padre», aggiungono i sacerdoti, «non ci sarà lo scambio della pace e la comunione sarà distribuita dai ministri dell’Eucarestia passando fra i banchi: la riceverà chi attende in piedi, gli altri rimangono seduti». Massimo quattro chierichetti, fra i più grandicelli, e niente elemosina all’Offertorio, ma nel cesto all’ingresso della chiesa. LA PARTECIPAZIONE. «Il rispetto delle regole è necessario ma non è, per noi, sufficiente», ribadisce don Michele, «ciò che dobbiamo salvaguardare è il nostro essere comunità. Questo dipenderà molto dal calore con cui vivremo le celebrazioni. Una volta avviati, ci si potrà rasserenare e quindi pensare all’apertura anche delle altre chiese. Sono convinto che quest’esperienza aprirà le porte a una partecipazione meno abitudinaria e più consapevole». •

Mariella Gugole

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