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Sant'Anna d'Alfaedo

Il più antico carnevale del Veronese rivive col carro creato dai giovani di Cerna

Il carro creato quest'anno è un monito: «Con la nuova generazione stiamo perdendo la connessione»
Il carro con il gruppo di giovani
Il carro con il gruppo di giovani
Il carnevale di Cerna (video Costantino)

Sono loro, i ragazzi di Cerna, gli eredi del più antico carnevale del Veronese, fra i più arcaici d’Italia e del mondo. Il rito pagano de «I Bei e i Bruti» si teneva da tempo immemorabile nella piccola frazione di Sant’Anna d’Alfaedo, ed è citato perfino nei libri di antropologia culturale (si veda lo studio di Alessandro Norsa, «Il bello, il brutto, il matto»).

Purtroppo i «Bei», vestiti a festa, e i «Bruti», ricoperti di stracci – molto simili ad altri antichissimi carnevali dell’arco alpino – ormai da decenni non si sfidano più per le vie del paesino lessinico, a simboleggiare la lotta fra bene e male, fra la bella stagione carica di abbondanza e il difficile e gelido inverno. Ma i giovani di Cerna, in controtendenza con molti loro coetanei, desiderano conservare la tradizione: se non proprio dell'ancestrale scontro messo in scena nel proprio paese, almeno del carnevale in chiave «contemporanea».

 

Ogni anno un nuovo carro

Con carri allegorici di tutto rispetto: ne sfornano uno all’anno, con la firma del gruppo «Mànega de mati», la quale da un po’ di tempo ha unito le forze con la «Compagnia dei quatro gati» de Cavaion. Il titolo del loro nuovo carro (10 metri di lunghezza, 5 di larghezza, 8 di altezza) che ha debuttato domenica nella prima sfilata della stagione, a Grezzana, è un monito: «Con la nuova generazione stiamo perdendo la connessione».

Un bimbo con il ciuccio in bocca e il pannolino allacciato, ma già dotato di cellulare ultimo grido, smartwatch e dispositivi tecnologici vari, fugge dal suo adirato nonno, il quale vorrebbe insegnargli, a suon di legnate, a staccarsi dagli schermi e dai social. Ai piedi del carro, durante la festa di «fine lavori», il presidente Michele Giacopuzzi racconta: «Da bambino, ho fatto in tempo ad assistere a una rappresentazione dei "Bei" contro "i Bruti", durante una brevissima parentesi in cui, a Cerna, si era recuperato il rito di una volta». 

 

Il carro con il gruppo di giovani
Il carro con il gruppo di giovani

 

Giovani in prima fila

Aggiunge: «Da piccolo sono sempre stato accompagnato alle sfilate dei carri e alle varie manifestazioni carnevalesche della provincia . Mi è rimasto dentro quel piacere del fare festa insieme, senza distinzioni; la bella sensazione di portare un sorriso spensierato a chi di solito ne è privo. Credo», sottolinea Giacopuzzi, «che le nuove generazioni, quelle "citate" nel nostro carro, non dovrebbero perdersi tutto questo, anche se molti snobbano il carnevale come una cosa antiquata». Infatti, «ci ho messo un po' a convincere i giovani del circondario, dai 15 fino ai 30 anni, a partecipare alla realizzazione del nostro carro», ammette.

«All'inizio ho dovuto spingerli. I ragazzi di oggi, fra l'altro, sono disabituati a costruire qualcosa con le proprie mani. Qui, fra quantità industriali di cartapesta, colla e vernice, si sono messi alla prova. E da svogliati si sono trasformati in grandi appassionati». Conclude Giacopuzzi: «Un grande grazie va ai nostri sponsor, ristoranti, negozi, realtà del territorio, che ogni anno rendono possibile il nostro sogno. Non è solo un carro, è impegno, divertimento, compagnia, creatività, orgoglio di costruire qualcosa da zero, fare tesoro delle tradizioni per proiettarle verso il futuro».

Lorenza Costantino

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