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Brea e le altre: mostra sull’arte votiva rubata

Il calco di una colonnetta
Il calco di una colonnetta
Il calco di una colonnetta
Il calco di una colonnetta

Ha aperto a Velo, nella Sala dei Centomila, sede dell’associazione Le Falìe, una mostra che è una denuncia e prima ancora un grido di dolore. «La Brea e le altre scomparse» è dedicata all’arte votiva rubata della Lessinia ed è visitabile, a ingresso libero, fino al 1° agosto dalle 16 alle 19 (sabato e domenica anche dalle 10 alle 12). È stata voluta da Le Falìe in collaborazione con il Curatorium Cimbricum Veronense e raccoglie tredici calchi di antiche colonnette e tavolette eseguiti negli anni dalla passione per l’arte e la cultura cimbra dello studioso Carlo Caporal, sistemate dalla figlia Caterina, e foto di Flavio Péttene, di alcune opere oggi purtroppo unica testimonianza visiva, assieme ad articoli e saggi di che negli ultimi trent’anni hanno inutilmente lanciato la denuncia. Al centro della sala la copia, in formato ridotto, realizzata dall’artista Pino Baù, della colonnetta bifacciale della Brea scomparsa un anno e mezzo fa, la più celebre fra tutte le assenti ricordate nella mostra; su un lato la Vergine Assunta, quasi in un passo di danza mentre si stacca dalla vita terrena, e sull’altro una Pietà incoronata sul modello della celebre immagine della Madonna della Corona. «Prima o dopo qualcuno la ruberà! Quante volte ho sentito parlare di protezione di questo patrimonio senza che mai si stato fatto nulla», ha esordito Alessandro Anderloni aprendo le porte della mostra. «Poi quando accade davvero ce ne dimentichiamo dopo il primo moto di indignazione. Per me il furto della colonnetta della Brea equivale al furto della Pietà di Michelangelo», ha azzardato il regista di Velo, «e siamo tutti colpevoli per essere rimasti a guardare, quando c’erano tutti i presupposti perché accadesse quanto oggi lamentiamo. Ma non possiamo accettare quest’atto sacrilego compiuto sull’altare dei pascoli della Lessinia, anche se nessun politico o amministratore è qui oggi a dichiarare il suo impegno per riportare la colonnetta nell’unico posto degno ad ospitarla». «È un’amarezza incolmabile», ha aggiunto Vito Massalongo, presidente del Curatorium, ricordando che «non si tratta di proprietà privata ma di patrimonio collettivo e che il restaurato Museo dei Cimbri di Giazza già ospita al suo interno la colonnetta dei Campilgeri, contrada tra San Bortolo e Campofontana, che dà il nome anche alla raffigurazione della Vergine Addolorata, trafitta da sette spade, con i santi Giorgio e Pietro. Anni fa la preziosa testimonianza di arte e devozione popolare, datata 1803, fu spezzata nel tentativo di rubarla». «Recuperata e restaurata, farà coppia nel museo con la riproduzione della colonnetta della Brea, quando chiuderà la mostra di Velo», ha concluso. •.

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