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Attacco dei lupi sul sentiero delle escursioni

Una parte dei ragazzi del campo Saf in passeggiata a pochi metri dalla carcassa della manzaModesto Gugole esasperato
Una parte dei ragazzi del campo Saf in passeggiata a pochi metri dalla carcassa della manzaModesto Gugole esasperato
Una parte dei ragazzi del campo Saf in passeggiata a pochi metri dalla carcassa della manzaModesto Gugole esasperato
Una parte dei ragazzi del campo Saf in passeggiata a pochi metri dalla carcassa della manzaModesto Gugole esasperato

Seconda predazione da lupo a Malga Porto di Sotto, amministrativamente nel Comune di Crespadoro (Vicenza) ma i cui proprietari sono di Selva di Progno e che si trova in linea d’aria a circa duecento metri da contrada Pagani, la più alta abitata della nostra provincia, a un quarto d’ora di cammino da Campofontana. Ne è rimasta vittima una manza di 14 mesi, di proprietà dell’azienda agricola fratelli Gugole, figli di Modesto che ha altri animali in alpeggio ai Folignani, nei pressi di Podestaria. «Qui c’erano fino a ieri 38 manze al pascolo e già una predazione analoga c’era stata lo scorso 3 luglio», denuncia Modesto. La manza, di razza Frisona, è sul ciglio della stradina, squarciata nel ventre, con le interiora in parte fuori e una decina di chilogrammi di carne asportati dai morsi dei predatori. Sul posto, per il sopralluogo, con i proprietari ci sono il veterinario dell’Ulss 8 Berica, un agente della Polizia provinciale di Vicenza, competente per territorio, e Antonio Scungio di Pro Life Lessinia, il veterinario incaricato da Coldiretti di assistere gli allevatori nei rilievi sulle predazioni. Non c’è il tempo di scendere dai fuoristrada e fotografare la carcassa e i segni dei morsi dei lupi, che arriva un lungo serpentone di adolescenti accompagnati dai loro educatori. Si tratta dei partecipanti ai campi Saf della diocesi di Verona che ha a Campofontana la propria casa di accoglienza. Sono 170, diretti in passeggiata a Cima Lobbia: sarebbe dovuta essere un’escursione fra le bellezze ambientali e naturalistiche di quest’angolo di Lessinia, ma c’è l’impatto con la dura realtà di una presenza che da anni costringe gli allevatori a fare i conti con perdite economiche rilevanti. Tre educatori si parano davanti alla carcassa per fare da schermo e invitano ragazzi e ragazze ad accelerare il passo. Qualcuno gira la testa dalla porte opposta, come suggeriscono gli educatori, altri guardano e commentano. «Che guardino bene invece cosa fa il lupo. Vedete che bello spettacolo ci prepara», dice un allevatore rivolto agli adolescenti, mentre gli educatori lo richiamano: «Se qualcuno stasera non dorme veniamo a chiamare lei per calmarlo», ribattono. La situazione è tesa e Modesto Gugole minaccia di lasciare la carcassa sul posto con un cartello, ipotesi insostenibile perché con il caldo già l’odore è forte e il rischio sanitario sarebbe troppo alto. Lo ammoniscono sia il veterinario dell’Ulss sia l’agente di polizia provinciale: «Pur con tutte le sante ragioni, cerchiamo di non passare dalla parte del torto: le regole vanno rispettate altrimenti le sanzioni sono salate», ricordano. «È la seconda che perdo in questo posto. Un’altra manza mi è stata predata ai Folignani», racconta Gugole, «queste non le tengo più qui. Le porto a casa e le metto in stalla. Ma chi mi compera il fieno per mantenerle? Quell’erba che dovrebbe essere mangiata resterà in piedi fino a diventare gialla e a ottobre si incendierà. La vacca resta qui sulla strada finché non mi verrà rimborsata», minaccia e cita l’articolo 42 della Costituzione: «Parla di proprietà privata, ma esiste o non esiste la proprietà privata? O via il lupo o andiamo via noi: non ci sono vie di mezzo. Siamo esasperati dai politici che non vogliono risolvere il problema», conclude. Proprio durante il sopralluogo è arrivata al veterinario Scungio la notizia di un’altra predazione a Malga Brol di Bosco Chiesanuova: una manza mancava da un paio di giorni nella mandria al pascolo ed è stata trovata morta. Il sopralluogo dovrà verificarne la causa. Preoccupa che rispetto all’anno terribile (2017) che si chiuse con 99 predazioni e ben 158 vittime, alla stessa data di oggi si fosse solo a quota 78 capi uccisi in 56 eventi. Invece quest’anno, dalle informazioni ambientali fornite dal Parco naturale regionale della Lessinia, sono attualmente 90 i capi predati dai lupi nella Lessinia veronese e vicentina in ben 61 eventi predatori. •

V.Z.

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