<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
In Lessinia

Altra strage fra i pascoli. «Giorni a cercare cadaveri e ora una sfilza di carte da fare»

In Lessinia
Il pastore Lorenzo Erbisti con il suo gregge sui pascoli della Lessinia: ha subito l’attacco dei lupi a pecore ed agnelli
Il pastore Lorenzo Erbisti con il suo gregge sui pascoli della Lessinia: ha subito l’attacco dei lupi a pecore ed agnelli
Strage di pecore e agnelli a Bosco (Zambaldo)

Strage di pecore e agnelli del gregge di Lorenzo Erbisti, presidente dell’Associazione per la promozione e la tutela della pecora Brogna e pastore di un importante allevamento di circa 700 capi, con stalla in località Zerlotti di Roverè.

La predazione dei lupi, confermata dal veterinario dell'Ulss 9 e dalla Polizia provinciale, ha colpito 11 capi fra pecore e agnelli in due notti successive, mentre il gregge era al pascolo nei prati di Malga Bosco, vicino all’Osteria degli Spiazzoi, lungo la strada provinciale 6, fra Conca dei Parpari e Malga San Giorgio. Il primo giorno sono mancati all’appello una pecora e un agnello; il giorno successivo ben nove, sei delle quali soppresse dal veterinario a causa delle ferite giudicate inguaribili. Ogni sera il gregge viene radunato nel recinto elettrificato con due pastori abruzzesi all’interno e due all’esterno. Purtroppo una delle scorse sere, complice la fitta nebbia salita nel tardo pomeriggio, un centinaio di pecore sono rimaste fuori dal recinto, quando il pastore era convinto di averle radunate tutte. Su quelle rimaste non protette i lupi si sono accaniti. Vista la situazione poteva essere una strage dalle proporzioni ancora più ampie, ed è quasi un miracolo che solo un decimo dei capi sia finito nelle fauci dei predatori.

Erbisti difende il lavoro dei suoi cani, che non potevano immaginare che altre pecore fossero lontane dal gregge e dà la colpa invece alla mancanza di assistenza e gestione sul problema lupo, mentre tiene fra le mani un pacco di carte che dovrà compilare, «quasi una tesi di laurea», commenta, per la denuncia della predazione e la richiesta di risarcimento. «Quello che più mi è dispiaciuto sono i due giorni impiegati per cercare cadaveri e recuperare animali che non erano più nelle condizioni di essere curati», aggiunge amareggiato, «e dopo tutto questo lavoro sentirmi anche dire che gestisco male il gregge da gente che invece dovrebbe aiutarmi».

Il conteggio delle vittime porta il totale di quest’anno, ancora ufficioso, a 107 capi uccisi o soppressi in seguito alle ferite e si avvicina pericolosamente al record del 2017 quando alla data di oggi erano già 128 i capi uccisi e a fine anno arrivarono a 158.

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti