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Bosco Chiesanuova

Il rifugio in Lessinia: «Qui non chiediamo il Green Pass». Polemiche e controlli

Il rifugio Bocca di Selva nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva nel territorio comunale di Bosco Chiesanuova

«Hanno già fatto dei controlli, sono venuti più volte i vigili: hanno detto che arriveranno le sanzioni ma noi continuiamo dritti per la nostra strada». In altre parole, tutto ciò vuole dire che al rifugio di Bocca di Selva, il Green pass non è obbligatorio.

A spiegare questa decisa posizione è Nicoletta Sauro, la moglie del titolare del rifugio, Marco Melotti. Lo ha fatto nel suo profilo privato di Facebook ma anche nella pagina della struttura, che si trova nel cuore del Parco Naturale della Lessinia, a 1550 metri d’altitudine. E proprio da quelle parole si capisce che non è solo una questione di incassi: molti titolari di locali pubblici, nelle ultime settimane hanno lamentato questa misura che limita gli ingressi e obbliga i ristoratori a «fare anche i controllori», come spesso dicono. Ma in questo caso c’è qualcosa in più e riguarda l’incertezza sull’affidabilità dei vaccini: «Il Green pass», si legge nella pagina Facebook del rifugio, «certifica solamente l’avvenuta vaccinazione, non il fatto che chi lo esibisce sia positivo o meno al Covid 19 e pertanto non ne comprendiamo l’utilità. Non serve se entri e stai in piedi, serve se ti siedi, diversamente dallo scorso inverno che era esattamente il contrario. Ergo, caro legislatore, mi stai prendendo per i fondelli. Trattasi di discriminazione politica, di sanitario ha ben poco», aggiungono i titolari della malga, «al pari di discriminazioni sulla base di orientamenti sessuali, religiosi, di razza, etc». Al rifugio di Bocca di Selva, quando si chiama per prenotare, non viene richiesto il Green pass. Non importa se ci si siede all’esterno, dove la certificazione non è richiesta, o nelle sale interne.

Nemmeno all’arrivo dei clienti avviene un controllo e tutto ciò dal 6 agosto, da quando cioè il decreto che ne obbliga l’utilizzo nei bar e nei ristoranti al chiuso è entrato in vigore. La voce si è diffusa tra gli appassionati delle gite in Lessinia e, ovviamente, anche a Bosco Chiesanuova. E sono scattati i controlli. «Sono venuti qui più volte», racconta Sauro, «hanno verificato che non controlliamo il Green pass e hanno registrato i dati anche dei clienti che ne erano sprovvisti. Io credo che l’obiettivo fosse solo quello di spaventare. Ci hanno detto che arriveranno le sanzioni, noi non ne abbiamo ancora viste, tuttavia se sarà, faremo ricorso. Io», prosegue Sauro decisa, «applico quanto c’è scritto sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea che vieta ogni tipo di discriminazione». Insomma, alla malga sono certi di essere dalla parte della ragione e non solo per quanto riguarda gli aspetti legislativi. «Dietro a queste restrizioni», dice la ristoratrice, «non ci sono reali motivazioni sanitarie: anche i vaccinati contagiano e vengono contagiati». Sta di fatto che, piacciano o meno, le regole sono quelle. E in nome di quanto stabilisce il decreto legge sul «permesso verde», sia vigili che carabinieri sono arrivati fin lassù per dei controlli. «Sono al corrente di tutto», conferma il sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti, «mi rendo conto che il settore esce da un periodo molto complicato, tuttavia se ci sono delle regole vanno rispettate. Prima di una eventuale sospensione dell’attività (come prevederebbe il decreto in caso di violazione dell’obbligo di Green pass, ndr) cercherò di parlare con i titolari».•.

 

AGGIORNAMENTO 28 AGOSTO: CHIUSO IL RIFUGIO

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Francesca Lorandi

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