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Quando l’aula va nel bosco

A San Mauro la scuola primaria è «diffusa»: lezioni all'aperto e persino al mare

Bambini, bambine e docenti all’eremo di San Moro
Bambini, bambine e docenti all’eremo di San Moro
Bambini, bambine e docenti all’eremo di San Moro
Bambini, bambine e docenti all’eremo di San Moro

I ceppi degli alberi al posto dei banchi. Il bosco è l’aula. Lo è anche la piazza del paese, o l’eremo cimbro che domina dall’alto, oppure un’azienda agricola o un laboratorio artigianale nel circondario. Tutto potenzialmente «fa» scuola. «Ma ciò che insegna di più è la relazione con l’altro», affermano i docenti, che allenano gli scolari a risolvere i conflitti con il «cerchio democratico», dove ognuno ascolta e parla. San Mauro di Saline: cinquecento anime a ottocento metri d’altitudine, nella Lessinia orientale. Qui, fino a qualche anno fa, la scuola primaria contava una dozzina di alunni e vedeva a rischio la propria sopravvivenza. Oggi, con oltre cinquanta bambini - salgono anche dalla Val d’Illasi e dalla pianura - le iscrizioni si devono chiudere per esaurimento dei posti.

Il metodo Cosa è successo? La primaria di San Mauro di Saline, che fa capo all’Istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova, ha osato una «rivoluzione copernicana». E ora è un unicum nel panorama delle scuole statali veronesi. «Al centro c’è il bambino. E la didattica, pur rispettando le indicazioni ministeriali, cerca di plasmarsi sulle inclinazioni, le curiosità, le esigenze, e i tempi degli alunni», spiega il gruppo docente, composto dagli insegnanti Maria Angela, Silvia, Ilaria, Emanuele, Monica, Mirela, Giulia. «Qui non si guarda l’orologio. E spesso, nemmeno il sussidiario». Il resto viene da sé. Come la preferenza per le lezioni all’aperto. Col sole o la neve, succede che alunni e maestri trascorrano fuori l’intero orario scolastico (con il permesso d’uscita permanente accordato fra istituto e genitori). Perché, come diceva il pedagogista Loris Malaguzzi, «l’ambiente è il terzo educatore», dopo famiglia e scuola. E così, «la vicina pineta diventa il luogo ideale per l’ora di scienze, o per una sessione di land art», spiegano i docenti. «In cammino, sul sentiero verso la Pieve medievale di San Moro, ripassiamo le misure di lunghezza e altri concetti di matematica, che diventano concreti, mentre sul quaderno sono solo astrazioni. In un allevamento di capre, poco distante, osserviamo la filiera di latte e formaggio. Infine, passiamo al forno del paese, dove ci viene spiegata la lievitazione; e in più facciamo merenda».

Maestre e maestri di San Mauro di Saline, al centro il dirigente scolastico Alessio Perpolli (Pecora)
Maestre e maestri di San Mauro di Saline, al centro il dirigente scolastico Alessio Perpolli (Pecora)

Scuola diffusa Capita che, sul finire dell’anno scolastico, si faccia lezione perfino al mare: l’ultima volta, tre giorni in giugno, a Cavallino Treporti, con tutti i 55 scolari. «Non è stata una gita, benché il divertimento non sia mancato, ma un’esperienza di scuola diffusa», precisano gli insegnanti. «Lo studio ha riguardato l’ambiente marino, con osservazioni dirette. Non secondario: i bambini - anche i piccoli di 6 anni - hanno avuto la prima occasione di stare via da casa. Abbiamo affrontato insieme qualche momento malinconia. Al ritorno, però, i genitori ci hanno riferito di aver trovato i figli contenti, arricchiti e... cresciuti». Non solo natura. A San Mauro si punta sui lavori del futuro: «Grazie al dirigente scolastico Alessio Perpolli, che crede molto nelle scuole di montagna, il nostro plesso è dotato di attrezzature tecnologiche di tutto rispetto. Che usiamo, per esempio, nei laboratori di robotica». Aggiunge ancora la squadra dei docenti: «Mettere il bambino al centro significa inoltre lavorare tanto - a volte principalmente - sulla relazione. Relazione fra gli alunni, fra alunni e insegnanti, e fra insegnanti e genitori. Il dialogo è costante, grazie anche a strumenti nuovi, come il canale Telegram, attraverso cui mostriamo tutte le nostre attività. Si è sulla strada giusta quando a scuola ci si sente come in una famiglia». Un principio che si traduce nell’organizzazione: «Pur avendo i numeri per la suddivisione secondo l’anno di nascita, ci piace di più lavorare in pluriclasse, cioè in gruppi misti. I bambini, infatti, non si cercano fra loro per età, ma per affinità. Noi programmiamo il lavoro in modo da renderlo adatto ai diversi livelli di crescita». Il territorio collabora. A volte un nonno viene a testimoniare il passato. E professionisti illustrano il loro lavoro. Come quando un sarto ha aiutato a cucire l’abito disegnato da un alunno «aspirante stilista». «È bello che i bambini vedano come si possono realizzare i sogni».

Il cerchio Quando poi insorge un conflitto, «si sospendono le lezioni. Ci si mette in cerchio e si riflette sull’accaduto. Si capisce che ogni azione ha una conseguenza; che si può sbagliare e poi tornare sui propri passi. Si impara l’importanza di chiedere scusa. È un ragionamento corale che applichiamo anche ai fatti di cronaca». Dubbio che spesso questi insegnanti si sentono contrapporre: con il «metodo San Mauro» i bambini rischiano di imparare meno nozioni che non con le tradizionali lezioni frontali? Rispondono: «La domanda da porsi è un’altra. Cos’è più importante, affinché questi bimbi diventino adulti felici? Accumulare un quantitativo di nozioni, o crescere appieno nella propria personalità, autonomi e responsabili?».

Lorenza Costantino

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