<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
BOSCO CHIESANUOVA

Lessinia, chiuso il rifugio che non rispetta le regole sul Green Pass

Intervento di una pattuglia in borghese dopo le dichiarazioni rilasciate sull’accesso consentito senza distinzioni
Il rifugio Bocca di Selva, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva, nel Comune di Bosco Chiesanuova
Il rifugio Bocca di Selva, nel Comune di Bosco Chiesanuova

Cinque giorni di sospensione che potrebbero diventare di più, se la Prefettura lo deciderà. E una sanzione da pagare. Il tutto per non aver rispettato le regole previste dall’ultimo decreto del Governo, che obbligano bar e ristoranti a richiedere il Green pass ai clienti che si siedono all’interno dei locali.

 

Non è stata una svista quella del Rifugio Bocca di Selva, nel cuore della Lessinia: Marco Melotti, il titolare, e la moglie Nicoletta Sauro avevano pubblicizzato la loro posizione pubblicamente, attraverso la pagina Facebook del rifugio: «Il Green pass», si legge, «certifica solamente l’avvenuta vaccinazione, non il fatto che chi lo esibisce sia positivo o meno al Covid 19 e pertanto non ne comprendiamo l’utilità. Non serve se entri e stai in piedi, serve se ti siedi, diversamente dallo scorso inverno che era esattamente il contrario. Ergo, caro legislatore, mi stai prendendo per i fondelli. Trattasi di discriminazione politica, di sanitario ha ben poco», aggiungono i titolari della malga, «al pari di discriminazioni sulla base di orientamenti sessuali, religiosi, di razza, etc».

 


E poi il logo «#iononcisto al Green pass obbligatorio». Inoltre, c’è dell’altro: molti clienti, saliti al rifugio, si sono resi conto della mancanza di controlli e hanno segnalato la situazione alle forze dell’ordine. Le quali, a loro volta, sono intervenute, una, due, tre volte. Come confermato anche da Nicoletta Sauro nei giorni scorsi: «Hanno già fatto dei controlli, sono venuti più volte i carabinieri: hanno verificato che non controlliamo il Green pass e hanno registrato i dati anche dei clienti che ne erano sprovvisti. Io credo che l’obiettivo fosse solo quello di spaventare. Ci hanno detto che arriveranno le sanzioni, noi non ne abbiamo ancora viste».

 

Giovedì l’ennesimo controllo. I militari si sono presentati al rifugio in borghese, senza divisa. Si sono spacciati per clienti, hanno chiesto di mangiare qualcosa dentro, al tavolo. Sono stati fatti accomodare, con tanto di menu per scegliere il piatto da ordinare. E nessuno ha chiesto loro il Green pass, come da abitudine lassù. Ma questa volta è andata diversamente. Quei clienti si sono presentati, hanno spiegato di essere in realtà carabinieri, ed è scattata la sospensione del locale. Immediata, per cinque giorni, come da decreto. Sarà poi la Prefettura a valutare se è il caso di prolungarne la durata. 


Arriverà anche la sanzione, dai 400 ai 1000 euro, secondo quanto stabilito dal Governo. Ieri al rifugio, nessuno rispondeva al telefono. Le prossime mosse erano già state anticipate dalla Sauro, alla vigilia dell’ispezione: «Se ci sanzioneranno faremo ricorso: io applico quanto c’è scritto sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, che vieta ogni tipo di discriminazione».

Francesca Lorandi

Suggerimenti