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Protesta contro la decisione della Regione

Tamponi ai familiari degli ospiti delle case di riposo, l'avviso a Zaia: «Gratis o andiamo dal giudice»

Un anno fa, separati dalla plastica. Ora i parenti per entrare in Rsa si devono pagare i tamponi
Un anno fa, separati dalla plastica. Ora i parenti per entrare in Rsa si devono pagare i tamponi
Un anno fa, separati dalla plastica. Ora i parenti per entrare in Rsa si devono pagare i tamponi
Un anno fa, separati dalla plastica. Ora i parenti per entrare in Rsa si devono pagare i tamponi

Tamponi a pagamento per i famigliari di persone disabili e non autosufficienti ricoverate in struttura: parte la petizione popolare ma anche la diffida al governatore del Veneto Luca Zaia perché faccia retromarcia subito. È la doppia iniziativa promossa da Diana Onlus, associazione impegnata sul fronte dei diritti dei non autosufficienti, dopo che la revisione del Piano di salute pubblica adottato dalla giunta l’11 novembre ha escluso dalla gratuità i tamponi per i famigliari che vogliano incontrare i congiunti ricoverati in residenze sanitarie assistenziali e residenze per disabili.

A protestare per primo era stato Carlo Bergamasco, presidente della Fondazione Don Mozzatti d’Aprili che gestisce due Rsa (a Monteforte d’Alpone e Vestenanova), comunità alloggio per anziani autosufficienti e comunità alloggio per disabili adulti. Bergamasco ha anche chiesto di affidare l’esecuzione dei tamponi direttamente al personale della Fondazione. «Imporre a una famiglia il costo di 2 - 3 tamponi a settimana per andare a trovare il proprio figlio o genitore malato non autosufficiente è inaccettabile e costituisce una grave violazione della Convenzione Onu sulle persone con disabilità. Dov’è la politica? La presenza dei parenti», tuona Donatella Oliosi, presidente di Diana, «è indispensabile per la valenza terapeutica: la privazione del principale contatto con la realtà esterna è stata ed è percepita dai pazienti come abbandono favorendo il degrado del rapporto comunicativo e affettivo con i familiari».

Ma non è solo questa la ricaduta di una decisione simile: «Per una condizione che non hanno scelto, molti non autosufficienti sono garantiti da tutori o amministratori di sostegno: i costi dei tamponi che questi ultimi devono pagare alla fine ricadranno sugli utenti, cioè sui non autosufficienti», aggiunge Oliosi. Per questo l’associazione si è mossa su un doppio fronte: giovedì lanciando sulla piattaforma change.org la petizione «Tamponi gratuiti per i familiari delle persone non autosufficienti» rivolta a Zaia e ieri, Giornata internazionale delle persone con disabilità, inviando una diffida con cui, ritenendo vi siano i presupposti per un’ azione giudiziaria, chiede l’immediata modifica della delibera.

«Non è giustificabile equiparare viaggi all’estero, esigenze di lavoro, attività sportive, ricreative e culturali, le fattispecie per le quali l’esenzione non è prevista, alle esigenze dell’utente con disabilità e non autosufficienza. La discriminazione è evidente». Senza risposta entro 15 giorni, Diana Onlus si ritiene costretta a procedere. Sulla questione, per come era stato annunciato, si sarebbe dovuta esprimere ieri l’assessore regionale alla Sanità e ai servizi sociali Manuela Lanzarin: nessun riferimento, tuttavia, in conferenza stampa e nemmeno, fino al momento di chiusura del giornale, nessuna risposta alla richiesta di chiarimenti e contraddittorio che abbiamo portato avanti ieri attraverso l’ufficio stampa.

Il provvedimento dell’11 novembre, pubblicato sul Bur il 16, questo lunedì era diventato l’oggetto di una comunicazione dell’Ulss 9 ai direttori delle strutture residenziali per anziani non autosufficienti, residenziali e semiresidenziali per disabili e dell’area salute mentale e dipendenze patologiche.•.

Paola Dalli Cani

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