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«Strade sicure, usate quei fondi»

Vicepresidente della Regione Elisa De Berti ha le deleghe ai lavori pubblici e alle infrastrutture,
Vicepresidente della Regione Elisa De Berti ha le deleghe ai lavori pubblici e alle infrastrutture,
Vicepresidente della Regione Elisa De Berti ha le deleghe ai lavori pubblici e alle infrastrutture,
Vicepresidente della Regione Elisa De Berti ha le deleghe ai lavori pubblici e alle infrastrutture,

«Verona ha dati sull’incidentalità altissimi rispetto al Veneto ed è importante che i sindaci sappiano che esiste questa possibilità e che va colta». È il monito della veronese Elisa De Berti, vicepresidente (leghista) della Regione e delegata a lavori pubblici e infrastrutture, davanti al fenomeno della bassa partecipazione dei Comuni scaligeri al bando per opere di sicurezza stradale. Emanato a primavera, vi ha concorso a malapena la metà dei 98 centri veronesi. A farla da padroni i padovani con il 76,47 per cento di Comuni partecipanti (78 su 102) e i trevigiani al 68,77 (59 su 94). Verona è anche sotto Rovigo e Venezia. Il bando biennale è quello emanato in base alla legge regionale 39 del 1991 che cofinanzia fino al 50 per cento dell’opera, nel caso di paesi con più di diecimila abitanti, ma anche fino al 70 per i centri più piccoli. I punteggi tengono conto del tipo di opera, sia essa una rotatoria o una ciclabile, del luogo e dei dati di incidentalità e mortalità. Vicepresidente, ma allora perché i Comuni aderiscono in massa in alcune province e in altre no? «È il grande tema. Nei miei sette anni ho sempre visto una maggiore vivacità delle province di Treviso e di Padova nel partecipare ai bandi regionali, ma anche nelle interlocuzioni e nei rapporti. È la parte di Veneto dalla quale sono stata maggiormente interpellata. I bandi sono biennali e abbiamo aggiunto, ad anni alterni, anche le versioni Paesaggistico perché sono tarati proprio sulle richieste del territorio e sulle necessità che ci sono segnalate. A questo i sindaci del Padovano tengono e quelli del Trevigiano sono più attivi». Effetto Zaia o forse Verona subisce lo storico scollamento dalla Regione come paese «ai confini dell’Impero»? «Direi di no. Più che di scollamento parlerei di lontananza fisica e geografica. Venezia è lontana e i sindaci del Veronese non danno importanza ai rapporti e alle relazioni. Pochi vengono qui perché, è vero, venire a Venezia porta via una giornata, mentre i sindaci di Padova, ad esempio, sono molto più vicini. Ma basterebbe raggruppare le necessità, perché le giornate non sono mai buttate via: le relazioni, i rapporti e il presidio in Regione possono fare la differenza perché si incontrano assessori e tecnici. La presenza fisica è fondamentale e agevola il raggiungimento degli obiettivi». In alcuni casi, sembrano i sindaci stessi a non sapere di queste occasioni o ad avere poca contezza dei criteri di accesso. «Confermo e spiace si perda questa possibilità per non conoscenza. Però ritorno alla relazione: un sindaco una volta mi ha illustrato un enorme problema con un incrocio tra una statale e una strada comunale. Gli ho spiegato che questo era proprio tema da legge 39 che lui non conosceva. Ha fatto richiesta ed è stato finanziato». È anche una carenza informativa da parte della Regione? «Ma è una legge del 1991, c’è da trent’anni». Altro problema che hanno posto i sindaci è l’abbondanza di bandi regionali, ministeriali, europei e del Pnrr. Una sovraesposizione che richiede risorse di personale, spese di progettazione e iter burocratici complessi. «In questo caso i Comuni devono fare una scelta. Tuttavia, i padovani sono sensibili alla legge 39: i tre quarti di loro fa domanda, è un dato che salta all’occhio. E portano a casa finanziamenti. Pur partecipando ad altri bandi». Ancora, alcuni sindaci bocciano il sistema di cofinanziamento perché la Regione mette una parte di spesa, talvolta minima, ma loro non hanno la cifra restante. «Il punto di forza di questi bandi è proprio che non finanziano il cento per cento richiamando le amministrazioni locali alla responsabilità di scegliere cosa sia prioritario. Le spese di progettazione, invece, hanno costi minimi e non ha senso che la Regione le finanzi», Il fondo del bando del 2022 a quanto ammonta e quanti progetti saranno finanziati? «Abbiamo investito 15 milioni di euro e scaliamo la graduatoria fino alla posizione 50. Tuttavia l’anno prossimo integreremo con altri fondi e ripartiremo dalla posizione 51. Con il nuovo bando del 2024, invece, questa graduatoria non sarà più valida e ne sarà stilata un’altra. Ma si può ripresentare lo stesso progetto, magari in stato di progettazione più avanzata». Dei primi cinquanta progetti in graduatoria ci sono veronesi? «Proprio il primo in classifica è Costermano che riceverà un finanziamento di 280.000 euro. Quarto è Gazzo per l’intersezione tra via Paglia e la statale 12 che riceverà 350.000 euro su 700.000. Sesto Caprino, undicesimo Bevilacqua, quarantesimo Sant’Ambrogio di Valpolicella, con il progetto per le ciclabili e 160.000 euro di contributo, e quarantanovesimo Badia Calavena con 347.000 euro. Se ci saranno ulteriori fondi, scorrendo la graduatoria, potrebbero rientrare Minerbe, Lazise, Legnago e Ronco all’Adige». Per i sei che sono tra i primi cinquanta cosa succede? «Sono finanziati e saranno contattati perché dovranno sottoscrivere l’accordo con la Regione. Poi arriverà il contributo». •.

Maria Vittoria Adami

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