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«Serve riforma dell’assistenza»

Giovani medici
Giovani medici
Giovani medici
Giovani medici

I pensionamenti e trasferimenti dei medici di base entro ottobre, come riferito ieri dall’Arena, mettono in luce ancora una volta il tema della carenza dell’assistenza sanitaria territoriale. Ritorna sulla questione la sigla sindacale Spi Cgil che in una nota sottolinea come i 13 pensionamenti attesi (cui si aggiungono sei scadenze di contratto provvisorio o trasferimenti) «rischiano di vanificare gli effetti, già blandi, del bando per la copertura delle zone carenti di assistenza primaria pubblicato a marzo». I termini del bando erano stati riaperti a maggio scorso e a luglio era stato fatto l’aggiornamento dell’elenco delle zone rimaste. «Da marzo a luglio», spiega Adriano Filice, segretario Spi Cgil Verona, «la Regione è riuscita a reclutare per trasferimento o per inserimento di medici o diplomati solo 15 nuovi medici o pediatri a copertura di altrettante zone carenti che nell’ Ulss9 Scaligera sono oltre un centinaio con qualche piccolo progresso, almeno sulla carta: nell’Ambito 3 del Distretto 1 di Verona e circoscrizioni 1, 2 e 3 (ridotte da 11 a 7) e nell’ambito 3 del Distretto 4 del Sud Ovest Veronese dove si registra invece una riduzione da 18 a 14. Una goccia nel mare rispetto al fabbisogno del territorio che resta molto alto». Il sindacato ora reclama una riforma del sistema delle cure primarie per ripianare questa cronica carenza di assistenza primaria. Chiede che la Regione apra un confronto con le parti sociali sul tema delle nuove Case della comunità e della riforma dell’assistenza domiciliare «che la parte sanitaria del Piano nazionale di ripresa e resilienza prefigura e su cui è già in atto un confronto tra Governo e Regioni», spiega Filice che conclude: «Altrettanto importante sarebbe affrontare l’attuale emergenza che vede decine di migliaia di veronesi, tra cui molti anziani, ancora privi di medico di famiglia con tutte le ovvie conseguenze in termini di peggioramento delle condizioni di salute, rinvio o rinuncia alle cure, congestionamento degli ospedali e dei pronto soccorso. L’Ulss 9 ha il potere di indicare le zone in cui deve essere assicurata l’assistenza ambulatoriale. Si può agire, come in parte si sta già facendo, con i trasferimenti di pazienti ad altri medici nel rispetto dei massimali previsti, ma si può anche valorizzare e promuovere nelle zone carenti le medicine di gruppo integrate che saranno la vera chiave di volta della riforma futura. Una strada che purtroppo la Regione Veneto ha abbandonato senza offrire soluzioni alternative». •.

Maria Vittoria Adami

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