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IL CASO

Scuola, i no Green pass ora fanno ostruzionismo

Ragazzi in classe
Ragazzi in classe
Ragazzi in classe
Ragazzi in classe

Super Green pass: ieri è scattata l'ora X anche nelle scuole, dove i docenti e i collaboratori Ata non ancora vaccinati, né esonerati dal farlo per motivi di salute, dovranno mettersi in regola entro 20 giorni, pena la sospensione dall'incarico e dallo stipendio. Da una prima ricognizione, l'inadempienza «oscilla in media tra il 5 e il 6% del personale scolastico, con punte fino al 7-8% e in alcuni casi fino al 10%», spiega la segretaria provinciale di Flc Cgil, Beatrice Pellegrini, snocciolando cifre riferite a un monitoraggio condotto su un campione di 39 scuole, ossia il 40% del totale. Stando ai dati raccolti dal sindacato, i dipendenti senza il certificato «rafforzato» sono prevalenti negli istituti comprensivi, più popolosi in termini di alunni e personale.

 

Uno zoccolo duro è presente nei plessi della provincia est e ovest veronese, in alcuni dei quali «si contano anche 18 o 20 persone senza il super Green pass, tra insegnanti e collaboratori», afferma Pellegrini. E alle superiori? «Fino a una dozzina». Le percentuali sono esigue in proporzione ai numeri dell'intero corpus del personale scolastico, ma si teme il caos per la ricerca dei supplenti che sostituiscano chi rimane a casa. Il problema è tutt'altro che scontato. «Le graduatorie a esaurimento sono... esaurite, così come buona parte delle Mad, le messe a disposizione che hanno sostituito le graduatorie d'istituto», spiega Pellegrini. Inoltre, ai supplenti che chiedono quanto tempo dovranno rimanere in cattedra, i dirigenti non sanno cosa rispondere: «La sostituzione potrebbe durare settimane come pochi giorni, se nel frattempo il docente titolare decide di vaccinarsi».

 

A complicare il quadro, la nuova norma che impone ai presidi di «adibire ad altra mansione» gli insegnanti esentati dall'obbligo vaccinale che fino all'altro ieri, invece, potevano svolgere attività didattica, senza però chiarire come dovranno essere sostituiti. «C'è il rischio concreto di interruzione della continuità, sia in questi giorni a ridosso delle vacanze che a gennaio. E per di più in un periodo in cui il virus si sta diffondendo soprattutto alla primaria», dice la sindacalista. Non sono queste le uniche criticità che i presidi devono gestire. In queste ore diversi di loro devono fare i conti con personale non in regola che pensa a ogni strategia possibile per evitare l'iniezione e la sospensione dal lavoro. Fra coloro che oppongono resistenza, c'è chi rifiuta di ricevere a mano la richiesta di regolarizzazione, preferendo una raccomandata via posta così da ritirarla dopo un mese, per poi avere cinque giorni di tempo per rispondere, altri 20 per presentare la prenotazione del vaccino (o di più, se si disdice l'appuntamento dichiarandosi in malattia) più tre per comunicare di averlo fatto.

 

«Alcuni si stanno regolarizzando, altri stanno facendo ostruzionismo con queste modalità», conferma Mario Bonini, preside dell'Educandato Agli Angeli e referente dei dirigenti scolastici del secondo ciclo. «All'ultimo minuto tirano fuori dal cilindro una malattia o un vecchio infortunio per non dover adempiere all'obbligo vaccinale e mettere in crisi le amministrazioni. Ancora una volta tutto ricade sulle spalle dei dirigenti scolastici, che devono sbrogliare queste matasse e con l'incognita di chi mandare in classe al posto degli esentati. La categoria è sottoposta a grave disagio. Cominciamo a essere stanchi».

Laura Perina

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