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«Sapori di mare non si doveva fare»

Gli stand gastronomici della manifestazione «Sapore di mare»
Gli stand gastronomici della manifestazione «Sapore di mare»
Gli stand gastronomici della manifestazione «Sapore di mare»
Gli stand gastronomici della manifestazione «Sapore di mare»

I commercianti bocciano l’amministrazione comunale per la manifestazione «Sapori di Mare», evento enogastronomico con al centro il pesce di mare, aperta da quasi 10 giorni nello spazio sotto alla vecchia torre dell’acquedotto di piazza Umberto I: chiuderà domani. A sparare a zero contro il Comune è Enrico Miglioranzi, presidente locale della Confcommercio. «È una manifestazione di cui non c’era assoluto bisogno», dice il rappresentante dei negozianti. «Non sono iniziative locali, legate alla nostra tradizione, da preservare e festeggiare, ma sono arrivate con questa amministrazione, probabilmente desiderosa di vedere la piazza piena. E poi le sagre in Veneto sono state vietate: ci chiediamo perché a San Giovanni si faccia eccezione. Quali impegni inderogabili ha preso la nostra amministrazione per permettere queste sagre? Perché le ripropone in un anno del genere, dopo gli sforzi fatti per contenere il virus?». Miglioranzi segnala che se è vero che, per alcuni negozi del centro del paese, «movimento porta movimento» e anche qualche acquisto, così non è per tutti. «Purtroppo, il tutto rimane concentrato nella zona centrale del paese», continua il presidente di Confcommercio, «mentre fuori dal centro, lavora chi ha la clientela fidelizzata, altrimenti queste iniziative creano il vuoto nelle zone periferiche. Alcuni colleghi mi hanno confessato che farebbero meglio a chiudere per ferie, quando ci sono questi eventi in centro». «Organizzare una sagra in un anno come questo, dimostra mancanza di sensibilità nell’amministrazione Gastaldello verso il commercio e i pubblici esercizi», prosegue Miglioranzi, «si dovrebbe invece tutelare le aziende del nostro paese, fosse anche solo perché chi lavora qui paga i tributi al proprio Comune». «Occorrerebbe avere anche rispetto di chi in paese si vede obbligato a lavorare con meno tavoli e meno spazi e tante più regole. Con il Covid, gli affari sono calati di almeno il 30 per cento e di conseguenza si registra un fatturato in calo fino al 50 per cento. Tutto ciò in aggiunta all’azzeramento di guadagni dei tre mesi scorsi, molto importanti perché coincidenti con ricorrenze». Per altro, alcuni locali, ricorda Miglioranzi, lavorano meno anche per l’obbligo del distanziamento e dove prima ci stavano 50 persone ora c’è posto per la metà. «Alcuni lavorano in perdita, pur di andare avanti, ma questa problematica non è stata capita dall’amministrazione», aggiunge Miglioranzi che ricorda come di recente tra San Giovanni e aree limitrofe abbiano chiuso tre locali che servivano pasti e si chiede anche se le regole (distanziamenti, gel, mascherine) risultino rispettate. L’esponente lupatotino della Confcommercio pone poi in evidenza che, «ciliegina della torta», in questi giorni è pure arrivata la bolletta dei rifiuti, con conti di centinaia di euro o addirittura di migliaia per gli utenti come bar, pizzerie ed alberghi (scontata però del 25 per cento per iniziativa governativa e disponibilità del Comune). «La tassa rifiuti che i negozi e i bar pagano, servono a coprire anche le spese di raccolta delle immondizie prodotte da queste pseudo sagre in piazza che nulla lasciano al nostro paese, ma tolgono risorse», dice Miglioranzi. Il presidente della Confcommercio locale conclude: «L’invito che facciamo alla cittadinanza è di sostenere i nostri locali, che sono aperti tutto l’anno, a San Giovanni, così come i nostri ristoranti e le pizzerie, che danno continuità al lavoro delle persone del nostro paese». •

Renzo Gastaldo

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