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Rifiuti all’ex piazzola ecologica
Tutti assolti i sette imputati

L’ex sindaco di Bussolengo, Alviano Mazzi
L’ex sindaco di Bussolengo, Alviano Mazzi
L’ex sindaco di Bussolengo, Alviano Mazzi
L’ex sindaco di Bussolengo, Alviano Mazzi

Ferlina, discarica e rifiuti: per due volte il pm Valeria Ardito aveva chiesto che la posizione di amministratori e tecnici finisse in un nulla di fatto, non ravvisando responsabilità. A processo finirono in seguito ad un’imputazione coatta e ieri il tribunale li ha assolti tutti.

Un reato, cioè la raccolta di rifiuti non autorizzata, si è prescritto. Ma per Mirko Beccherle, l’unico dei sette imputati per i contestati reati ambientali commessi alla discarica della Ferlina, che aveva rinunciato alla prescrizione, il collegio presieduto da Sandro Sperandio ha pronunciato sentenza di assoluzione.

Per quanto riguarda la seconda contestazione, cioè l’omissione di atti d’ufficio perchè, per l’accusa, nel 2010 gli imputati avevano «omesso di disporre la bonifica dell’area ove esisteva l’impianto di depurazione reflui», in tal modo rifiutandosi «di porre in essere un atto del Comune che doveva essere compiuto senza ritardo», il collegio non ha avuto dubbi. «Assolti perchè il fatto non sussiste» Roberto De Conti, rappresentante della Lachiver, Alviano Mazzi sindaco dell’epoca, l’ex assessore Francesco Bussola, Leonardo Biasi, il dirigente area servizi tecnici e progettista), Sabrina Givani, legale rappresentante della ditta che doveva eseguire i lavori, il geologo Dario Zulberti e Mirko Beccherle, responsabile tecnico del depuratore comunale di Bussolengo (il collegio difensivo è formato dagli avvocati Leva, Avanzi Zalin, Lequaglie, Nicodemo e Borsari).

«Per quello che riguarda la contravvenzione (la raccolta rifiuti) è emerso che si trattava di rifiuti solidi sospesi ttali che non sono rifiuti. Quanto al resto è ignota la paternità del deposito poichè l’area non era recintata», ha motivato il tribunale. Per quel che riguarda invece i reati di accumulo per il collegio i rifiuti sono stati smaltiti regolarmente.

«Non è emersa la prova», ha concluso il collegio, «che l’area A sia stata riempita con fanghi del depuratore e l’obbligo per l’amministrazione dipende dalla salubrità dell’ambiente. Non c’era il superamento dei valori limite tali da essere pericolosi».

Da qui «l’insussitenza del fatto». Tutti assolti.F.M.

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