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Regalata la cava di Vallecchia al gruppo la Malga

L’associazione «La Malga» di Prun corona il suo impegno ultra trentennale in favore della riqualificazione e valorizzazione delle cave in galleria entrando in possesso di una cava in località Vallecchia grazie alla donazione di Barbara e Nadia Marchesini. Mamma e figlia hanno regalato ai volontari della Malga la loro proprietà, scavata nella pietra dagli scalpellini che si trova a poca distanza dal paese, affidandola da qui in avanti alle loro cure e ai loro progetti di recupero. L’associazione non ha perso tempo: ha liberato da cespugli e rovi i tre maestosi ingressi della cava, ripulito l’intera area di accesso e preparato tutto per metterla in mostra giovedì 2 giugno durante il «Tour del palato-Magnalonga di Prun», che prevede partenze dalle 9 di gruppi guidati da una persona del luogo e tappe enogastronomiche, culturali, ambientali e storiche nei dintorni del paese lungo un percorso di 9 chilometri. In quell’occasione la cava Marchesini sarà visitabile per la prima volta e a spiegare il valore di queste «cattedrali di pietra» ci sarà anche la geologa Grazia Signori di Bergamo. Al «Tour del palato», diciassettesima edizione dopo due anni di stop forzato, si partecipa solo su prenotazione e i posti sono limitati. Per info sulle disponibilità e iscrizioni si può scrivere un e-mail info@prun.it o su whatsapp 347 8893912. È il primo dono di questo tipo da un privato alla storica associazione della frazione, dopo l’affidamento di alcuni anni fa della cava Modena al Comune di Negrar di Valpolicella a seguito dell’interessamento e della passione di Angiolina Boldo. Al settimo cielo i volontari della Malga, per i quali il regalo di Barbara e Nadia Marchesini rappresenta un altro punto messo a segno nel lungo lavoro a favore del paesaggio, della cultura locale e della pietra di Prun per decenni scavata a mano dai cavatori all’interno delle colline. «È dagli anni Novanta che ci siamo presi l’impegno di dare una seconda vita alle cave e vogliamo continuare, ringraziamo Barbara e Nadia per la generosità e la fiducia», afferma Maria Gilda Boldo a nome dell’intero gruppo, capitanato da Flavio Fasoli. «Dopo anni di degrado e abbandono, vogliamo farle tornare così come la manualità degli scalpellini locali le aveva plasmate». Così una dopo l’altra, in accordo con i singoli proprietari, sono state sgomberate, ripulite, bonificate e in alcuni casi messe a disposizione per le visite guidate. Quest’anno altri scorci sono stati recuperati e rivalutati, a partire dalla cava Marchesini. •. C.M.

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