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Piogge sotto la media, allarme siccità

Un campo di mais in periodo di siccità
Un campo di mais in periodo di siccità
Un campo di mais in periodo di siccità
Un campo di mais in periodo di siccità

Allarme siccità nelle campagne. C’è chi arriva ad affermare che l’acqua dell’Adige, dalla quale dipende l’irrigazione di tutto il territorio veronese, basterà solo per altre due settimane, e chi, invece, che ottimizzando le risorse, si potrà andare avanti per più tempo. In ogni caso, agricoltori ed enti della bonifica sono d’accordo nel chiedere nuove regole. Non è un caso, d’altro canto, che la Regione abbia autorizzato il ricorso all’irrigazione di soccorso alla quale si ricorre quando non ci sono altri modi per abbeverare le colture. Cosa che accade, ad esempio, quasi regolarmente nella Bassa. «Una primavera così calda e soleggiata non si era mai vista in Veneto da almeno un quarto di secolo», ha spiegato Giuseppe Pan, assessore regionale all’Agricoltura. Pan ha precisato che «il centro meteo dell’Arpav ha documentato che nel primo quadrimestre 2020 la piovosità è stata inferiore alle media degli ultimi 25 anni». A parlare apertamente di pericolo di restare all’asciutto è Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. «Il prelievo d’acqua dall’Adige è iniziato con un mese di anticipo; attualmente il livello del fiume è buono, ma, se continuerà a non piovere, già prima di arrivare a metà giugno saranno guai», dice. Per il momento nella nostra provincia la situazione è, comunque sotto controllo. Ad assicurarlo è il Consorzio di bonifica Veronese. Il suo presidente, Alex Vantini, spiega che le riserve nevose ci sono e si stanno sciogliendo gradatamente, ma precisa anche che i tecnici stanno tenendo alta l’attenzione, soprattutto nelle zone in cui i terreni trattengono meno l’acqua a causa della loro conformazione. «In questo momento la nostra rete lavora con portate adeguate», aggiunge l’ente. Il quale, però, sottolinea che, se la situazione dovesse peggiorare, andrà attivata la cabina di regia interregionale in modo da rendere disponibili le risorse idriche presenti nei bacini delle centrali elettriche trentine. Va detto che l’Adige, oltre a rifornire gli impianti irrigui della nostra provincia, serve anche quelli di grandi territori posti nelle provincie di Vicenza, Padova e Venezia. A permetterlo è il canale artificiale Leb, che parte da Belfiore ed arriva sin nel Padovano. Michele Zanato, il presidente del Consorzio Adige Euganeo, il cui territorio di competenza comprende anche alcune zone del Colognese, afferma che serve una riforma integrale del sistema. «Le normative risalgono a tempi in cui non c’erano le situazioni di emergenza attuali, che sono pressoché continue», dice. «In periodi come questo, nei quali la quantità di acqua prelevabile dall’Adige è limitata, buona parte delle risorse derivanti dallo scioglimento delle nevi finiscono direttamente in mare; bisognerebbe invece poterle usare per irrigare i campi», aggiunge. E sul fatto che servano nuove regole è d’accordo con lui anche Vantini. «I cambiamenti climatici in atto renderebbero necessari sia l’anticipo ed il posticipo della stagione irrigua che la creazione di quei bacini di riserva che noi chiediamo da anni», afferma. «Gli agricoltori stanno sostenendo già costi elevatissimi per far fronte alla siccità», rimarca Ferrarese, «parliamo di 150 euro all’ettaro per ognuno di quegli interventi che sinora gli agricoltori hanno già fatto sia su mais e grano che sulle semine di soia». «Rischiamo che anche quest’anno coloro che coltivano seminativi fatichino a far quadrare i conti», aggiunge Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Agricoltori Italiani. «In merito al problema idrico», aggiunge, «Veneto Agricoltura ha avviato una sperimentazione, denominata Aquor, per vedere come rivitalizzare le falde acquifere; vorremmo sapere se il progetto ha prodotto dei risultati». •

Luca Fiorin

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