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«Piccoli Comuni da ripensare»

La piazza di Bonavigo, tra i paesi comparsi nello studio di  Think Tank
La piazza di Bonavigo, tra i paesi comparsi nello studio di Think Tank
La piazza di Bonavigo, tra i paesi comparsi nello studio di  Think Tank
La piazza di Bonavigo, tra i paesi comparsi nello studio di Think Tank

Piccoli ma con tutti i servizi. O quasi. Negozi di alimentari, tabaccherie, edicole e cartolerie, farmacie e parafarmacie, sportelli bancari, uffici postali, scuole: erano state queste le sei categorie sulle quali si era basata l’indagine di Fondazione Think Tank che, nei giorni scorsi, aveva classificato i Comuni nei quali questi servizi erano assenti, o scarsi rispetto al numero di abitanti. Ecco allora che Ferrara di Monte Baldo veniva collocata nel ristretto gruppo di otto Comuni con una dotazione di «servizi critica», mentre nella zona a dotazione «bassa» rientravano Angiari, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brentino Belluno, Cazzano di Tramigna, Concamarise, Erbè, Erbezzo, Mezzane di Sotto, Palù, Pressana, Rivoli Veronese, Roveredo di Guà, San Mauro di Saline e Velo Veronese. Qualche sindaco – di Concamarise, Angiari, Velo per fare qualche esempio – ha battuto i pugni, sostenendo che nel proprio Comune tutti quei servizi, o almeno la gran parte ci sono. Ma il nodo della questione è un altro. «L’obiettivo dello studio», è la replica di Antonio Simeoni, vicepresidente di Fondazione Think Tank, «era quello di individuare se i servizi fossero presenti e in quale misura. Non tutti i Comuni riportati nello studio sono privi di servizi. Tipico è il caso di molte località con un solo sportello bancario, oppure un solo ufficio postale, o una sola farmacia, una sola edicola o tabaccheria. Evidentemente, l’unicità per tipo di servizio comporta, di per sé, un rischio per tutti i residenti sotto vari aspetti. Ad esempio perché non tutti gli abitanti si servono del medesimo istituto bancario, oppure perché non tutti i prodotti richiesti sono presenti o perché in alcuni orari o giornate o periodi di ferie l’attività non è aperta, e altro ancora». «Da ciò», prosegue Simeoni, «derivano disagi, la necessità di spostarsi in altre località e, spesso, la decisione dei giovani di abbandonare i territori di origine con conseguente calo demografico nei territori stessi». Non è colpa del sindaco, sia chiaro: i servizi privati e pubblici nascono se si creano domanda di mercato e bacino di utenza. E nei piccoli Comuni, salvo eccezioni, è più difficile che una situazione di questo tipo si verifichi. La Fondazione, nata su iniziativa di un gruppo di imprenditori attivi principalmente nel Veneto Orientale e in Friuli Venezia Giulia, si è spesso dedicata alle problematiche dei piccoli Comuni. «Le nostre proposte», prosegue Simeoni, «cercano di dare un contributo in tal senso». Alcuni progetti sono rivolti al miglioramento dei servizi dei piccoli Comuni, dove viene suggerita la sburocratizzazione e digitalizzazione per ridurre il carico di lavoro dell’amministrazione comunale e al contempo rilanciare le iniziative di piccole imprese, artigiani e professionisti. «Associazioni come la nostra hanno l’obiettivo di suggerire proposte per favorire lo sviluppo del territorio. Dobbiamo chiederci», conclude il vicepresidente, «se davvero l’assetto territoriale di oggi del Veneto, basato su 563 Comuni, di cui la metà con meno di cinquemila abitanti, sia la migliore soluzione possibile». •

F.L.

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