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Pfas, le proteste si ampliano Nel mirino l’azienda Solvay

Mamme no Pfas in azione
Mamme no Pfas in azione
Mamme no Pfas in azione
Mamme no Pfas in azione

I Pfas diventano un problema di respiro sempre più ampio. Va infatti registrato l’insorgere di proteste contro la richiesta di ampliamento della produzione di una sostanza perfluoro-alchilica di nuova generazione, il C604, in Piemonte. Martedì scorso, ad Alessandria, per questo motivo si è svolta una manifestazione alla quale ha partecipato anche una delegazione delle «Mamme no Pfas», fra le quali c’erano anche rappresentati dei gruppi attivi nel Veronese, di cui ha diffusamente parlato la stampa piemontese. Il C6O4 è stato trovato anche in Veneto e, secondo quanto è emerso martedì, nell’Alessandrino avrebbe inquinato in maniera più consistente di quanto si temeva una falda acquifera. La fabbrica che intende aumentarne la produzione, nel proprio stabilimento di Spinetta Marengo, è la Solvay che afferma che il C6O4 sarebbe meno dannoso per la salute umana dei Pfas, di più vecchia produzione. Sulla rivista Science, recentemente sono stati pubblicati due articoli dai quali emerge l’allerta degli scienziati per le nuove sostanze non ancora regolamentate, ma già contrassegnate nei registri dell’Echa (l’agenzia europea delle sostanze chimiche, ndr) con simboli ben più inquietanti dei vecchi Pfas. Anche in Piemonte ora è nato un gruppo di «Mamme no Pfas». L’altra novità è la presa di posizione, piuttosto inquietante, di Robert Bilott, l’avvocato americano che ha promosso negli Stati Uniti delle class action per i casi di contaminazione da Pfas, diventate così famose che l’anno scorso il cinema americano gli ha dedicato un film dal cast stellare: «Cattive acque». «Siamo arrivati all’appuntamento contro il più micidiale virus di questo secolo (quello del Covid) in condizioni di grande fragilità immunologica. Ci sono analisi scientifiche che dimostrano come i Pfas indeboliscano il nostro organismo. A causa loro siamo tutti più deboli di fronte ai virus». Questa la tesi proposta in un’intervista al Fatto quotidiano da Billot. •

LU.FI.

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