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La lettera-appello di un gruppo di mamme e professioniste

«Non dimenticatevi di bimbi e ragazzi: la scuola deve ripartire, migliore di prima»

La lettera-appello di un gruppi di mamme e professioniste
Bambini a scuola
Bambini a scuola
Bambini a scuola
Bambini a scuola

«Guardiamo lontano, trasformiamo quest'emergenza in un'occasione per cambiare la scuola».

Sono ricercatrici, insegnanti, psicologhe, psicoterapeute, dirigenti ospedalieri, ingegneri, manager. Sono mamme. Molte di Verona, ma non solo.

Sono genitori che, come tantissimi altri in Italia, in questi mesi hanno sentito di essere abbandonati, dimenticati, con i propri figli.

 

Hanno deciso di unire le forze e scrivere una lettera al ministro Azzolina e al presidente del consiglio Conte, e poi ad altri politici, istituzioni e professionisti, per dire molte cose, fra cui una che ritengono particolarmente importante: «che i minori italiani vengano trattati con la stessa dignità e rispetto degli adulti».

E poi, al comitato scientifico, che la «riapertura delle scuole consideri l’Istituzione Scolastica come un organismo eterogeneo, flessibile e, alla stregua delle altre attività, adattabile alle misure straordinarie necessarie per la gestione della pandemia».

La loro petizione online è già a mille firme, la loro lettera aperta è stata pubblicata da «Medico e Bambino», la rivista più importante dei pediatri italiani, la loro lettera ha trovato il sostegno di pediatri e pedagosti, e da ultima anche di Daniela Lucangeli, del Comitato di Esperti Ministeriale per la ripresa della Scuola.

 

Le adesioni crescono ma, mentre hanno anche creato una pagina Facebook, non si fermano. E guardano al futuro, chiedendo un ascolto immediato ma anche un cambiamento futuro, stimolato proprio da quest'emergenza, nel quale siano i bambini e i ragazzi i protagonisti: «il migliore veicolo di cambiamento culturale e di comportamento in una comunità è l'educazione scolastica. E’ attraverso gli insegnamenti che avvengono nella scuola che i bambini e i ragazzi non solo apprendono per sé stessi, ma insegnano ai loro genitori, e ai loro nonni, quelle che sono le buone pratiche. Se coinvolti e resi consapevoli del perché di nuove regole bambini e ragazzi sanno essere instancabili e pazienti nel divulgarle ed inflessibili nell’esigerne il rispetto».

Riccardo Verzè

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