<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Grezzana

Un premio a Lucia: ha identificato 3.400 dispersi. «Una ricerca iniziata dal mio prozio scomparso in Russia»

Lucia Zamperi, pluripremiata anche dall’Associazione nazionale alpini per le sua ricerche
Lucia Zamperi, pluripremiata anche dall’Associazione nazionale alpini per le sua ricerche
Lucia Zamperi, pluripremiata anche dall’Associazione nazionale alpini per le sua ricerche
Lucia Zamperi, pluripremiata anche dall’Associazione nazionale alpini per le sua ricerche

A Grezzana con grande semplicità, nel Giorno della memoria, in sala Bodenheim del centro Eugenio Turri, durante l'evento «Poesia e musica a memoria dei nostri eroi delle due grandi guerre», coordinato da Rosamaria Conti, assessore alla cultura, il sindaco Arturo Alberti e Pietro Ugolini, sindaco del Consiglio dei ragazzi e ragazze, hanno consegnato a Lucia Zampieri di Lugo il premio Comune di Grezzana, una targa che riporta i siti più significativi del territorio comunale. La motivazione: «Per la sua ricerca storica sui soldati caduti nella Grande guerra e il lustro che dà al nostro territorio».

 

Una ricerca iniziata dal prozio disperso in Russia

Già, Lucia pluripremiata dall'Associazione nazionale alpini, per questa sua idea e pazienza di ricercatrice, di soldati dispersi ne ha identificati ben 3.400. È stata proprio Lucia, con la sua semplicità, a sorprendere il pubblico, giovani compresi, a raccontare che il suo progetto e impegno sono nati quando ha capito «l'importanza di conoscere la storia, quella che prima di essere scritta sui libri, parte da situazioni reali vicine a noi. Dietro i nomi e cognomi dei dispersi ci sono volti, storie e vite vissute. Trovare anche un biglietto o un piccolo ricordo del soldato caduto, significa riaccoglierlo in famiglia e non dimenticarlo più. Il primo che ho cercato era un mio prozio disperso in Russia».

Per il sindaco Alberti «la ricerca di Lucia va nel segno di lasciare qualcosa di meglio di come l'abbiamo trovato. Sono soldati che hanno perso la vita anche per la nostra libertà, che è tale quando anche chi ci sta di fronte e libero».

Commosso è partecipe anche il giovane sindaco Pietro, alla sua prima uscita pubblica, che ha detto «grazie Lucia per il tuo lavoro e grazie alle altre relatrici per i loro racconti».

 

Fra testimonianze e poesie

Il riferimento era alla poetessa e ricercatrice storica Marisa da Verona (nome d'arte), che ha ripercorso la vicenda del generale Vittorio Emanuele Rossi (quattro medaglie d'argento al valor militare), nato a Grezzana nel 1877, organizzatore della brigata Alpini Monte Berico, caduto durante la Grande guerra sul Pasubio e lì sepolto (come da suo desiderio), assieme ai suoi alpini. Si è poi emozionata quando ha raccontato la storia dello zio ritornato dai campi di concentramento della Seconda guerra mondiale con i piedi congelati.

 

La storia della coperta bianca e rossa

Anche la poetessa Nerina Poggese di Cerro, nel suo racconto «Nel ruvido abbraccio», ha ricordato il padre, alpino mandato in Grecia «uomo che non aveva mai visto il mare e che voleva tornare e coltivare la terra, coltivare vita». Sulla strada del ritorno «mezzo di trasporto i piedi», incontrò un'anziana signora (in quella cittadina erano rimasti solo i vecchi) che le mostrò la coperta fatta a mano con rombi bianchi e rossi («era la dote di mia figlia unitasi ai partigiani, quando il nemico gli ha ucciso il fidanzato»).

La povera donna la vendeva per un po' di soldi, ma il soldato di soldi ne aveva davvero pochi, comunque uscì da questa piccola casa con la coperta rossa. E poco dopo salvò la donna e il suo mulo entrato nelle mire di un commilitone esausto.

L'alpino ritornò e ricominciò a vivere e un giorno spirò. Per la figlia, quella «coperta ispida di lana rossa», diventò «la reliquia di una vita passata nel rispetto di ogni luogo e persona». A rendere ancora più suggestivi questi racconti le ragazze del corso di violino dell'Ic Giovanni Pascoli (a indirizzo musicale), dirette dalla loro docente Nicoletta Bortolamai. «Questa buona musica ha il potere di addolcire le parole», ha commentato Marisa da Verona soddisfatta dalla partecipazione e dall'attenzione, che ha concluso raccontando le «pietre di inciampo» e come i francesi hanno liberato il ghetto ebraico di piazza Erbe, togliendo i cancelli che le richiudevano. Interessanti anche le foto, compresa quella del monumento agli ebrei di Berlino, preparate e illustrate dall'assessore Conti.

Alessandra Scolari

Suggerimenti