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La tassa di soggiorno fa un nuovo balzo

Turisti affollano i locali a Bardolino
Turisti affollano i locali a Bardolino
Turisti affollano i locali a Bardolino
Turisti affollano i locali a Bardolino

Il turismo torna a produrre entrate significative per le casse degli enti locali veneti e veronesi, che hanno istituito la tassa di soggiorno. Una voce su cui i Comuni non hanno potuto contare a pieno nel biennio 2020-21 e che è stata compensata, almeno in parte, da contributi governativi, come accadrà quest’anno, pur con consistenza inferiore. Le amministrazioni hanno scommesso sulla riscossa delle vacanze e sull’avvicinamento del gettito ai livelli pre pandemia, come certifica l’analisi di Fondazione Think Tank Nord Est sui bilanci previsionali dei Comuni. Per il 2022 sono attesi quasi 69 milioni di euro di incassi nei 142 municipi regionali che finora hanno introdotto l’imposta. Si tratta di un valore superiore agli ultimi due anni e non troppo distante dal record targato 2019, quando nelle casse comunali arrivarono 83,5 milioni di euro. La pandemia aveva pesantemente impattato sui flussi turistici nel 2020: infatti gli introiti dell’imposta di soggiorno, in Veneto, erano scesi a 28,2 milioni di euro (-66 per cento). Nel 2021 si era intravista una ripresa, a 47,8 milioni di euro, cifra ancora inferiore del 42,8 per cento rispetto al 2019. Quest’anno è atteso un aumento del 43,6 per cento sul 2021, ma in fase di consuntivo gli incassi potrebbero anche superare i 70 milioni di euro, considerando la forte crescita della domanda turistica negli ultimi mesi. Il Veneziano fa la parte del leone: sono attesi 42 milioni di euro, quasi + 40 per cento sul 2021, non lontano dalla soglia record del 2019 (53,4 milioni di euro). La quota maggiore riguarda Venezia, che stima 25 milioni di incasso (erano 36,8mln nel 2019). L’imposta arricchisce anche i municipi della provincia di Verona, al secondo posto nella classifica per entrate turistiche, con una previsione di circa 14,5 milioni di euro di gettito (+33,7 per cento sul 2021), ancora però inferiore al dato pre-pandemia, a 17,2 milioni di entrate. La quota maggiore va al capoluogo, con 3 milioni e 250 mila euro di introiti (contro i 5,6 incassati nel 2019). Peschiera (1,8milioni), Castelnuovo (890mila euro) e Garda (820mila) raggiungono un valore superiore al 2019. Allineati al trend pre pandemia Bardolino (1,8milioni), Malcesine (1,3) e Brenzone (450mila euro). A Lazise la previsione è di quasi 1,6 milioni (erano 1,8mln tre estati fa), mentre Torri del Benaco si aspetta 370mila euro contro i 411mila del 2019. Seguono a distanza il Padovano, dove si stimano 6,1 milioni di euro, un dato già più elevato del 2019 e quasi il doppio dell’anno scorso. Nel Bellunese l’incasso atteso è di circa 3 milioni di euro, pari a quanto incamerato prima della pandemia, di cui la metà circa (1,6 milioni di euro) a beneficio di Cortina, che potrebbe superare il dato 2019. A seguire, il Trevigiano (1,5 milioni di euro circa contro gli 1,9mln del 2019); il Vicentino (quasi1 milione contro gli 1,2 del pre Covid); infine, il Polesine con il record di quasi 600 mila euro. «La ripresa del turismo è fondamentale per l’economia del Veneto perché nel complesso vale quasi 20 miliardi di euro di fatturato pari al 12 per cento del Pil regionale», ragiona Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est, «e può crescere ancora nei prossimi anni». La Fondazione però insiste perché la destinazione delle risorse dell’imposta di soggiorno vada concertata con gli operatori turistici, utilizzando il gettito per progetti in grado di intercettare le esigenze sempre più sofisticate della domanda. «Serve integrare l’offerta con nuove proposte di eventi e manifestazioni, distribuite soprattutto nei periodi di minor affluenza. La crescita del comparto passa anche attraverso il superamento della stagionalità», conclude Ferrarelli, «condizione imprescindibile per poter offrire contratti di lavoro più competitivi» e far tornare attrattivo il settore da parte di chi cerca impiego.•.

Valeria Zanetti

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