<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

La guerra ai bocconi avvelenati passa attraverso lo smartphone

I  simbolini della App
I simbolini della App
I  simbolini della App
I simbolini della App

Bocconi avvelenati, ora c’è una App, e si chiama proprio così. Quando lasi apre propone due percorsi, il primo per segnalare il rinvenimento di materiale sospetto e l’altro per consultare la mappa degli avvelenamenti. Realizzata dal ministero della Salute e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana (attraverso il Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria) l’applicazione per smartphone ha fatto il suo debutto qualche giorno fa davanti ai medici veterinari veronesi che in una giornata di studio hanno fatto il punto sui primi dieci anni di applicazione delle misure nazionali di controllo. Verona storicamente fa da battistrada riguardo la piaga dei bocconi killer: dalla nostra città prese le mosse la mobilitazione con cui Francesca Martini, all’epoca sottosegretario alla salute, a fine 2008 portò all’ordinanza (seguita da due revisioni migliorative) che vieta la detenzione e l’utilizzo di esche o bocconi avvelenati. In continuità a quella norma, e a conferma della rilevanza che in tema di salute pubblica (e non solo benessere animale) ha iniziato ad avere la questione, nel 2020 è stato attivato il Portale nazionale sugli avvelenamenti animali. Ora c’è la App, che funziona previo inserimento dei propri dati personali, di informazioni di contatto e che dà anche la possibilità della mappatura Gps del sito in cui è stato fatto il rinvenimento oltre a quella di allegare una foto. La App è stata salutata con grande entusiasmo dai veterinari scaligeri «perché è uno strumento veloce ed agevole per gestire tutto l’iter che segue l’intervento su un sospetto caso di avvelenamento e perché viene ritenuto un modo concreto per provare a ridurre la diffusione di questo fenomeno», spiega Fabrizio Cestaro, presidente dell’Ordine che a Verona riunisce oltre 500 medici veterinari che, soprattutto riguardo il secondo aspetto, ricorda che «quando un veterinario si ritrova sotto le mani un animale avvelenato, non può partecipare emotivamente a quello che sta accadendo». Che la piaga delle esche killer sia piuttosto diffusa nella nostra provincia è risaputo: l’ultimo report triennale dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che per il periodo 2014-2017 (e dati sostanzialmente sovrapponibili a quelli del triennio precedente) aveva censito 1.300 casi di avvelenamento (nell’ 80 per cento dei casi a causa di metaldeide, carbammati e glicole etilenico) e il ritrovamento di 700 esche sospette, aveva messo in cima alla classifica per numero di casi le province di Verona e di Trento. «Quello di chi ritiene che con questa maniera, commettendo cioè un reato, si gestisca il territorio è un concetto misero: quella contro le esche è una battaglia che va avanti da più di 20 anni e che ogni giorno fa un passo in più», aggiunge Cestaro. Questa nuova App è uno strumento che mette in rete i proprietari degli animali da affezione e con loro anche i veterinari, la Polizia provinciale e i comandi di Polizia locale, i carabinieri forestali, l’Istituto zooprofilattico cioè tutte le figure che vengono chiamate in causa quando si verifica un sospetto avvelenamento: «La comunicazione è istantanea e di fatto rende tempestiva la presa in carico della segnalazione e l’avvio degli iter previsti. Non solo», osserva il medico veterinario, «consente di mappare il territorio dando un allerta che scongiuri il ripetersi di episodi e funziona come strumento di deterrenza. Tutti diventano sentinelle del territorio, tutti diventano attori: più si fa rete e più si è funzionali ma a sostenere il tutto deve essere il senso civico».•. Paola Dalli Cani

Suggerimenti