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La storia

Riccardo, l'apicoltore che insegna ai piccoli produttori di miele del Guinea Bissau

Riccardo Poli con padre Raxido
Riccardo Poli con padre Raxido
Riccardo Poli con padre Raxido
Riccardo Poli con padre Raxido

Storie di api. Api che si scavano da sole un sottile tunnel nella neve, per mettere in comunicazione con il mondo esterno l’arnia sommersa: a 1.100 metri, nella foresta di Giazza. Api assaltate dall’orso goloso, che distrugge sette alveari: a Prada, sul Baldo. Api «didattiche», in speciali casette a prova di sicurezza, per mostrare ai bambini delle scuole la vita di comunità di questo indispensabile insetto impollinatore: all’Ic di Bosco Chiesanuova.

Api in Africa, infine; un’importante fonte di sostentamento per la popolazione più povera, che però, per poterle allevare, ha bisogno di formazione e attrezzature: in Guinea Bissau. Dietro tutte queste storie, da un capo all’altro della provincia e dal nord al sud del mondo, c’è Riccardo Poli, 37 anni, fondatore dell’Apicoltura dell’Orso, con sede a Cerna di Sant’Anna d’Alfaedo, in contrada Orbie. Le sue 230 arnie sono sparse per tutto il territorio scaligero, in particolare sui monti, fra boschi e prati dove non sono ancora arrivati i pesticidi agricoli. E lui, con un camioncino interamente dipinto (opera dello street artist Cibo), gira dall’alba al tramonto, e poi cammina e su chilometri di sentieri, per tenere monitorate e curate tutte le sue api: il loro instancabile lavorio si trasformerà in miele di castagno, tarassaco, acacia, millefiori...

«Serve passione», esclama Riccardo, «non contare le ore e avere a casa una famiglia paziente, come lo sono mia moglie Paola e i nostri tre bambini». La Coldiretti ha candidato la sua attività agli Oscar Green dell’Agricoltura 2022 e il governatore Luca Zaia gli ha dedicato un post. Perché quella di Riccardo, originario di Borgo Roma e oggi abitante di Cerro, è anche la storia di chi nella vita faceva altro - studi universitari di Enologia, varie esperienze nelle cantine vitivinicole - e poi ha scelto di cambiare strada. Una strada che porta verso l’aiuto agli svantaggiati del pianeta e la difesa degli animali a rischio estinzione. L’Apicoltura dell’Orso, infatti, ha questo Dna solidale e ambientalista: una parte degli introiti finanzia i progetti per il sostegno dei piccoli produttori di miele in Guinea Bissau, dove Riccardo si reca regolarmente a fare formazione (scenderà di nuovo a gennaio con la famiglia), e per la salvaguardia dell’orso bruno marsicano, di cui resta appena una cinquantina di esemplari.

Racconta Riccardo: «Una decina d’anni fa sono stato contattato da Madrugada, l’associazione per la collaborazione allo sviluppo di base della Guinea Bissau. Aveva costruito nella periferia di Bissau, la capitale del Paese, un centro medico-chirurgico, un polo scolastico, impianti sportivi, e avviato un progetto agricolo». Continua: «Il personale sanitario si era reso conto che la maggior parte dei pazienti riportava sintomi di denutrizione. Il miele e gli altri prodotti dell’alveare potevano essere utile fonte di carboidrati e nutrienti preziosi, oltre che un modo per implementare l’economia locale. Mi è stato chiesto di recarmi a Bissau per formare apicoltori. In più Raxido, frate francescano guineense che per me è come un fratello, è salito più volte in Lessinia, per continuare a imparare».

Difficoltà? «Le api africane non sono buone come le nostre», chiarisce Riccardo. «Sono molto più aggressive. Le nostrane - Ligustica, Carnica, Sicula - schierano a difesa dell’alveare il 10 per cento dello sciame. Fra le api africane, le addette a combattere gli intrusi arrivano all’80 per cento; e se si sentono minacciate, ti inseguono per chilometri. Dipende dal diverso contesto, con più predatori, e dalla necessità di iniziare una selezione: ed è appunto ciò che stiamo insegnando in Guinea Bissau e, da poco, anche in Mozambico». 

Lorenza Costantino

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