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Influenza aviaria Nel Veronese superata quota 100

I casi di contagio di influenza aviaria nel Veronese hanno superato quota cento. L’epizoozia in atto, che continua a essere principalmente concentrata nella pianura veronese, è ben peggiore di quella che si era manifestata in varie regioni d’Italia fra il 2016 e il 2018 (aveva causato in tutto circa 85 focolai) e si avvia, purtroppo, a ricordare le epidemie manifestatesi a cavallo del Duemila che hanno portato all’eliminazione di milioni di animali. Per cercare di fermare la diffusione del virus, infatti, la prima cosa che viene fatta è proprio quella di svuotare gli allevamenti nei quali esso si manifesta. Un fatto che, assieme alla mortalità degli animali e al fermo delle attività avicole, finisce inevitabilmente per essere la fonte di ingenti danni economici. Premesso che l’aviaria non si trasmette all’uomo (non è infatti un problema di salute pubblica), va detto che anche l’aggiornamento dell’avanzamento dell’epidemia pubblicato venerdì scorso, su dati aggiornati al giorno prima, dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, il centro di riferimento nazionale per la malattia, conferma il costante, e numericamente rilevante, diffondersi del virus. L’aviaria è stata scoperto per la prima volta a Ronco il 19 ottobre e poi, in cinque settimane e mezza, ha colpito ben 102 allevamenti. Un numero che peraltro da giovedì in poi è probabilmente continuato ad aumentare. Di questi, 87 sono nella nostra provincia. Negli ultimi giorni, comunque, hanno cominciato a manifestarsi vari casi nel Padovano e in Lombardia, in particolare a Mantova e Cremona. Le strutture colpite finora contenevano in tutto 4 milioni di pennuti. Una parte di essi è morta a causa della malattia, che è letale soprattutto per alcune specie come i tacchini. La parte rimanente è stata eliminata, per evitare che potesse diventare un veicolo di diffusione della malattia. L’influenza aviaria è causata da un virus ad alta patogenicità appartenente al sottotipo H5N1 che mai prima d’ora era stato isolato in Italia. Un virus che è stato accertato essere molto aggressivo. Ne è prova il fatto che è in grado di colpire anche una specie come la faraona, che solitamente era piuttosto resistente a questa malattia. Dei 4 milioni di animali morti od uccisi la maggior parte sono tacchini, ma è rilevante anche il numero di polli e galline ovaiole. Colpite, comunque, anche quaglie e anatre.•. Lu.Fi.

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