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Il paese ricorda l’alpino travolto dalla valanga

Il fratello di Domenico Marcolongo, Antonio, l’assessore Luisa Meroni, e alpini di San Giovanni Lupatoto accanto alla scultura
Il fratello di Domenico Marcolongo, Antonio, l’assessore Luisa Meroni, e alpini di San Giovanni Lupatoto accanto alla scultura
Il fratello di Domenico Marcolongo, Antonio, l’assessore Luisa Meroni, e alpini di San Giovanni Lupatoto accanto alla scultura
Il fratello di Domenico Marcolongo, Antonio, l’assessore Luisa Meroni, e alpini di San Giovanni Lupatoto accanto alla scultura

Una semplice ma intensa cerimonia, in perfetto spirito delle penne nere, si è svolta alla baita alpina per ricordare, grazie anche al dono di una scultura, il 50mo anniversario della scomparsa del caporalmaggiore ventunenne lupatotino Domenico Marcolongo e con lui di altri sei giovani alpini. A strappare loro la vita fu una valanga di neve caduta il 12 febbraio 1972, nei pressi della baita Villalta sopra Malles in Val Venosta, La scorsa settimana la perdita dei sette alpini è stata ricordata con la consegna di una scultura in legno di noce alta 80 centimetri raffigurante una croce inclinata con la scritta «Per non dimenticare» con una targa alla base recante i nomi dei sette alpini e sette cappelli, sempre scolpiti nel legno, appesi alla croce. L’opera è stata realizzata dallo scultore veneziano Antonio Bellini, nel 1972 artigliere di montagna che nella notte della valanga si trovava a pochissima distanza dal luogo della tragedia. La scultura, portata a San Giovanni dall’ufficiale alpino Giuseppe Macciò, è stata regalata, presente l’assessore Luisa Meroni e il fratello di Marcolongo, Antonio, al capogruppo Ana lupatotino Edio Fraccaroli e altre copie saranno messe a disposizione dei vari gruppi alpini dei caduti di Villalta. Domenica 4 settembre il gruppo Ana locale sarà a Malles per ricordare la morte dei 7 alpini. Domenico Marcolongo, da poco diplomato elettrotecnico e con un probabile futuro da calciatore, era partito da San Giovanni Lupatoto nel settembre del 1971 per fare il militare. Dopo il corso sottufficiali alla Scuola Militare di Aosta, era stato assegnato al battaglione Tirano del Quinto Reggimento Alpini con sede a Malles. La notte fra l’11 e il 12 febbraio, mentre il suo reparto era al campo invernale, aveva nevicato molto e l’ufficiale che comandava la compagnia non doveva imprudentemente inerpicarsi in quello stretto sentiero fra due montagne cariche di neve con pendenze del 40 per cento. La compagnia del 5° reggimento alpini lasciò la malga Villalta dove aveva pernottato, salendo la stretta valle che unisce la val Zerzer e val Slingia in alta Val Venosta. Non erano state percorse che poche poche centinaia di metri quando, intorno alle 5 e un quarto, il gruppo fu investito dalla valanga. Era talmente buio che i primi alpini della colonna che già avevano attraversato quel tratto nemmeno si accorsero subito che i loro compagni che li seguivano erano stati travolti. Fu una tragedia, furono in molti ad essere sepolti dalla neve e sette di loro vennero estratti senza vita. Tra loro il caporalmaggiore Domenico Marcolongo e insieme a un alpino trentino, uno bellunese e quattro lombardi. Ai funerali a San Giovanni parteciparono, oltre alla famiglia, le massime autorità, a cominciare dal sindaco, al tempo l’alpino Pierluigi Bonamini, gli amici, i conoscenti ma anche svariate centinaia di altri lupatotini. «Domenico è stato l’ultimo alpino caduto in servizio e di conseguenza è sempre nei nostri cuori», dice Edio Fraccaroli, capogruppo delle penne nere lupatotine. «Per questo gli abbiamo dedicato il piazzale esterno della nostra baita di via Monte Pastello».•.

Renzo Gastaldo

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