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Finanziamenti

I paradossi dei fondi del Pnrr: bocciati i progetti in rete dei piccoli Comuni veronesi

A Positano, perla della Costiera amalfitana, assegnati 5 milioni perché giudicato più fragile di Roveredo di Guà Villa Bartolomea, Terrazzo, Ronco e Brentino
Da sinistra Pastorello, Lorenzetti e Marcazzan, sindaci di Roveredo di Guà, Legnago e San Giovanni Ilarione
Da sinistra Pastorello, Lorenzetti e Marcazzan, sindaci di Roveredo di Guà, Legnago e San Giovanni Ilarione
Da sinistra Pastorello, Lorenzetti e Marcazzan, sindaci di Roveredo di Guà, Legnago e San Giovanni Ilarione
Da sinistra Pastorello, Lorenzetti e Marcazzan, sindaci di Roveredo di Guà, Legnago e San Giovanni Ilarione

Roveredo di Guà meglio di Positano: lo dice l'Indice di vulnerabilità sociale che ha regalato alla celebre località della costiera amalfitana 4.999.306 euro e 2 centesimi perché è più fragile dell'associazione che mette insieme, così da raggiungere una popolazione complessiva di 15 mila abitanti, Roveredo di Guà, Villa Bartolomea, Terrazzo, Ronco all'Adige e Brentino Belluno. Positano, con un Ivs di 103,74, è l'ultimo Comune finanziato dai fondi Pnrr per la rigenerazione urbana dei piccoli Comuni e dei più grandi non finanziati con la prima assegnazione (300 milioni spartiti tra Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e qualche briciola alle Marche): l'associazione dei cinque paesi veronesi si è fermata a 100,01, comunque il più alto della nostra provincia.

L'alleanza tra i cinque Comuni

Antonio Pastorello, sindaco di Roveredo non ha dubbi: «Renzo Arbore venga qui, è il ministero dell'Interno a dire che è meglio di Positano: offriremo patate, radicchio, un giro sul Guà e bilanci virtuosi!». La butta in ridere Pastorello ma poi va al sodo: «Se l'Italia è unica allora le risorse devono esserci per tutti e se viene previsto che il 40% tocchi al Sud, deve accadere lo stesso per il Centro Nord altrimenti si spacca l'Italia».

Con uno sforzo tecnico e organizzativo enorme i cinque paesi avevano messo insieme una progettualità da 5 milioni finita in amarezza. «Nei Comuni virtuosi l'indice di vulnerabilità è nullo», confermano Luciano Marcazzan e Giovanni Dal Cero, sindaci rispettivamente di San Giovanni Ilarione e Castelnuovo del Garda, «e anche stavolta le risorse non vanno a chi sta peggio ma a chi amministra peggio».

Era successa la stessa cosa, eccezion fatta per una successiva parziale riassegnazione di risorse, con i fondi per la rigenerazione urbana dei Comuni sopra i 15 mila abitanti. «Non avevo dubbi finisse così», concorda Graziano Lorenzetti che a Legnago ha tentato il rifinanziamento di interventi per 3.250.000 euro, «sul Pnrr sono pessimista perché per me è lo Stato che deve infrastrutturare, non scaricare progettualità iper complesse sui Comuni. Il 40% delle risorse al Sud significa che molti di questi soldi andranno sprecati e il conto lo pagheranno i nostri figli e i nostri nipoti». Di sola progettazione Legnago ha speso quasi 94 mila euro: «Non sono soldi buttati, andremo avanti lo stesso, magari per stralci: ho dieci bandi aperti, non sono ottimista ma partecipo perché non posso non farlo».

San Giovanni Ilarione, capofila dell'associazione che con Badia Calavena, Selva di Progno, Tregnago e Vestenanova aveva candidato progetti per 5 milioni di euro (il massimo ammesso), dovrà invece abbandonare il desiderio di riqualificare il centro: «Intervento da 1 milione, impensabile senza risorse extra: almeno noi ce la siamo cavata coi costi dello studio di fattibilità».

Dal Cero, che guidava l'associazione con Pastrengo, aveva messo in campo il progetto intercomunale da 5 milioni "Luoghi della socialità e della rigenerazione urbana" col quale restituire alla collettività il Brolo delle Melanie, la Torre Viscontea e la rocca (a Castelnuovo) e destinare a Casa delle associazioni l'ex scuola di Piovezzano (a Pastrengo): «Bella sfida anche per superare le enormi difficoltà legate al fatto di essere diversi ma adesso non mi fido più: tre bandi Pnrr, tre esclusioni. Vien da dar ragione a chi dall'inizio non ci ha creduto».

Meno caustico Marcello Lovato che a Caldiero guidava la triade con Belfiore ed Illasi: «Eravamo consapevoli che il nostro indice di vulnerabilità sociale era basso rispetto ad altre zone del Paese, speriamo in un ulteriore riparto delle risorse». Alla riqualificazione del Monte Rocca Lovato, proprio sabato, s'è dovuto invece dovuto accontentare di dedicare solo un importante convegno. «Con un Ivs di 99,25 una minima speranza ce l'avevamo», dice Sara Moretto, sindaco di Buttapietra che con Salizzole, Concamarise e Casaleone aveva pure candidato interventi per 5 milioni, «ma a fronte di energie, risorse e spese tradotte in progetti meritevoli siamo tagliati fuori. Senza la giusta attenzione ai Comuni più piccoli resteremo sempre qui».

Paola Dalli Cani

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