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Garda basso, navigazione pericolosa

In secca  Porticciolo alle FornaciEmergenza  Quasi impossibile entrare e uscire con le imbarcazioni al porticciolo di Lido Cappuccini, Peschiera   FOTO PECORA
In secca Porticciolo alle FornaciEmergenza Quasi impossibile entrare e uscire con le imbarcazioni al porticciolo di Lido Cappuccini, Peschiera FOTO PECORA
In secca  Porticciolo alle FornaciEmergenza  Quasi impossibile entrare e uscire con le imbarcazioni al porticciolo di Lido Cappuccini, Peschiera   FOTO PECORA
In secca Porticciolo alle FornaciEmergenza Quasi impossibile entrare e uscire con le imbarcazioni al porticciolo di Lido Cappuccini, Peschiera FOTO PECORA

L’abbassamento del lago di Garda è una minaccia anche per la navigazione, considerando l’aumento esponenziale dei natanti da diporto. Ieri il livello era attestato a 80 centimetri sullo zero idrometrico di Peschiera, 5 in meno rispetto a una settimana fa. Riduzione non di poco conto, dato che per il Garda un centimetro corrisponde a circa 3,7 milioni di metri cubi d’acqua. L’abbassamento è anche l’effetto del «soccorso» chiesto al più grande lago italiano per alimentare il Po in secca, che ha fatto aumentare di nuovo la portata in uscita dalla diga fra Salionze e Monzambano dopo la chiusura dei rubinetti attuata alcuni giorni fa. L’attuale livello non è allarmante di per sé (sebbene negli stessi giorni dello scorso anno fosse a 125 centimetri), ma in prospettiva dell’estate. Nelle ultime settimane le zone di secca già note sono diventate più esposte. Situazioni critiche sono segnalate nel basso lago: sulla costa di località Campanello a Castelnuovo, nei porti delle località Cappuccini e Fornaci di Peschiera, a Punta Grò e attorno Sirmione, tra l’Isola del Garda e la rocca di Manerba, zona da sempre insidiosa. Il porto Cappuccini è quasi inagibile: al problema dei livelli bassi si aggiunge quello del ghiaino eroso dalla vicina spiaggia e trasportato dalle onde fino a creare una barriera all’imbocco. «Abbiamo inviato una richiesta alla Regione perché provveda a rimuovere la ghiaia, speriamo venga fatto quanto prima», spiega un dipendente della Benaco Charter. Regione che nel frattempo ha emanato per il Garda un’ordinanza di «cauta navigazione» per la «possibile presenza di secche rocciose affioranti». Misura giudicata insufficiente dagli operatori: «Bisogna che la Regione autorizzi i Comuni a porre segnaletica e gavitelli con cui indicare le secche a beneficio della sicurezza di tutti, come abbiamo già chiesto», afferma Ilenia Mosele, presidente di AssonoloGarda Confcommercio Verona, che sulla costa veronese riunisce una cinquantina di attività di noleggio di natanti da diporto, gestione spiagge e trasporto passeggeri non di linea. In attesa della segnaletica gli operatori istruiscono i clienti segnalando i punti pericolosi sulle mappe ma anche, sottolinea Mosele, «raccomandando di stare a 500 metri dalla costa, oltre i 300 previsti». Se si oltrepassa questa linea immaginaria il sistema Gps presente sui motoscafi invia una segnalazione alle attività di noleggio. «Noi diamo indicazioni ai nostri clienti, ma va potenziata l’informazione anche per chi arriva con la propria barca». Nessuna criticità è riscontrata da Navigarda. «A oggi non abbiamo problemi di navigazione perché le nostre linee non passano in zone in cui ci sono secche», spiega il direttore di esercizio Giuseppe Mafale. Ma difficoltà potrebbero esserci per gli aliscafi se il livello scendesse sotto i 35 centimetri sullo zero idrometrico, eventualità che renderebbe inagibili a queste imbarcazioni i canali di ingresso e uscita di alcuni porti. «Speriamo non accada», auspica Mafale, «ma in caso possiamo contare sui catamarani, alternativa simile per la velocità di spostamento anche se meno affascinante». Livelli bassissimi, fino ai 10 centimetri sullo zero idrometrico, furono toccati nel pieno della stagione estiva del 2003. Da allora sono stati compiuti passi avanti nella regolazione dei livelli (gestita dall’Agenzia interregionale per il fiume Po, Aipo), su cui ha avuto voce in capitolo anche Filippo Gavazzoni, assessore di Peschiera e vicepresidente della Comunità del Garda. «Se non cambia il meteo ad agosto saremo sui 30 centimetri, nei minimi possibili per il lago», constata. È contrario alla politica attuata dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po (a cui Aipo fa capo): «Vogliono che il lago aiuti il Po, ma il Po in secca non guarisce con 30 metri cubi d’acqua al secondo in più in uscita dal Garda, insufficienti per portare beneficio al fiume e con l’unico effetto di svuotare il lago. Il principio di sussidiarietà è sempre applicato perché l’acqua erogata dal Garda per l’agricoltura confluisce in parte nel Po. Serve un tavolo di confronto per valutare i danni che certe decisioni possono provocare: sarebbe l’occasione per ragionare sulle concessioni irrigue, sulle modalità di irrigazione e sulla tipologia di piantagioni». •.

Katia Ferraro

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