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Fanghi trattati a Ca’ del Bue? «Il Comune sia più informato»

L’inceneritore di  Ca' del Bue, distante appena un  chilometro e mezzo dal centro di San Giovanni Lupatoto
L’inceneritore di Ca' del Bue, distante appena un chilometro e mezzo dal centro di San Giovanni Lupatoto
L’inceneritore di  Ca' del Bue, distante appena un  chilometro e mezzo dal centro di San Giovanni Lupatoto
L’inceneritore di Ca' del Bue, distante appena un chilometro e mezzo dal centro di San Giovanni Lupatoto

L’Agsm ha in progetto di trattare i fanghi dei depuratori del territorio nell’impianto di Ca’ del Bue e subito a San Giovanni Lupatoto scatta un campanello di allarme. A segnalare in Consiglio comunale la necessità di verificare i potenziali pericoli per la comunità lupatotina per questa scelta è stato il consigliere di opposizione Massimo Giarola (Pd e lista civica Innovattiva): «Abbiamo appreso del progetto di riqualificazione di Ca’ del Bue e, al suo interno, dell’intenzione di Agsm di sviluppare nell’impianto che si trova alla Basse di San Michele un polo per il trattamento dei fanghi da depurazione civile. Riteniamo necessario che l’amministrazione comunale acquisisca maggiori informazioni sul progetto per individuare potenziali rischi per il territorio e la comunità lupatotina». Il centro di San Giovanni si trova a 1.500 metri di distanza dall’impianto e le ultime case di via Porto sono a soli 900 metri dai camini. «Dopo qualche anno di rassicurante silenzio, in questi giorni è riemersa la questione inceneritore, con nuove ipotesi di utilizzo che preoccupano e fanno tornare a galla ansie e dubbi che si ritenevano ormai sopiti» aggiunge Giarola. «Agsm per bocca del suo presidente Michele Croce fa sapere che intende lavorare all’interno dell’impianto i fanghi da depuratori e scarti biologici per produrre bio- gas. Va ricordato che anni addietro era stato paventato anche il trattamento di rifiuti pericolosi e che si sta parlando di un impianto che si trova praticamente in riva all’Adige, dove non dovrebbe essere». «È di vitale importanza conoscere bene il progetto industriale per capire se punta a far risorgere l’inceneritore e per valutare gli eventuali effetti negativi sulla nostra comunità», prosegue il consigliere comunale di opposizione. «L’intento non è di fare allarmismo, ma la storia ci ha insegnato che è meglio non fidarsi dei proclami, spesso rivelatisi falsi e strumentali». «È per questo che si chiede la massima trasparenza ed una azione attiva di contatto, verifica e concertazione da parte del sindaco, sostenuto da tutto il consiglio comunale», conclude il consigliere comunale Giarola. «Ci confronteremo a breve con i capigruppo consiliari per stabilire modalità e tempi di verifica e dibattito su questo importante tema, che richiede unità di intenti e di azione da parte di tutte le forze politiche rappresentate in consiglio comunale». Uno dei punti chiave da chiarire sarà quello relativo al riutilizzo dei vecchi forni a letto fluido. Nel progetto del novembre 2011 elaborato da Agsm per la riattivazione di Ca’ del Bue era infatti previsto il ripristino del vecchio impianto con i forni a letto fluido (dove oggi i bruciatori sono fermi e funziona solo la linea di separazione dei rifiuti solidi urbani) con la sua rimessa in funzione per bruciare ogni giorno circa 500-600 tonnellate di fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della provincia ai quali potrebbero essere aggiunte altre biomasse. Nella relazione tecnica allegata al piano inviato all'esame della Regione i fanghi di depurazione venivano tirati in ballo per il processo di digestione anaerobica che sarebbe dovuta servire per la stabilizzazione di fanghi provenienti dal trattamento delle acque urbane. •

Renzo Gastaldo

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