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Ex elementari: né scuola né biblioteca

L’edificio che ospitava la scuola Pindemonte in piazza Umberto
L’edificio che ospitava la scuola Pindemonte in piazza Umberto
L’edificio che ospitava la scuola Pindemonte in piazza Umberto
L’edificio che ospitava la scuola Pindemonte in piazza Umberto

La vecchia scuola Pindemonte di piazza Umberto, a San Giovanni Lupatoto, non sarà più un edificio scolastico e non sarà neppure sede della futura biblioteca. Avrà invece un futuro come «spazio per la comunità», con una specifica destinazione al momento non meglio definita. Questa la posizione dell’amministrazione comunale espressa in Consiglio comunale dal sindaco Attilio Gastaldello nel suo intervento nel corso dell’ultima riunione. A chiedere lumi sul futuro della vecchia scuola elementare era stato il consigliere di opposizione Francesco De Togni in fase di discussione del piano triennale dei lavori pubblici. «Vedo che fa gli interventi previsti c’è ancora la ristrutturazione della vecchia scuola Pindemonte con un proprio finanziamento», ha osservato De Togni. «Vorrei conoscere le idee della maggioranza sull’utilizzo da dare all’edificio. Anzi mi chiedo se sia tramontata l’ipotesi di ricavarci un centro culturale o se il progetto sia ancora quello di ripristinarlo ad uso scolastico». Il sindaco, che segue anche i lavori pubblici, ha dato la sua risposta. «Il progetto per le scuole Pindemonte è stato sostituito con l’intervento di ampliamento delle scuole Cesari, dove si è presentata la immediata necessità di rifare la scuola in quanto l’edificio, frequentato dagli scolari, evidenzia maggiore criticità sotto il profilo della antisismicità», ha detto Gastaldello. E ha aggiunto: «Per la nuova sede della biblioteca abbiamo individuato nello stabile del supermercato Lidl di piazzale Ugo Foscolo lo spazio migliore. Questa soluzione presenta caratteristiche più adeguate: è su un unico piano, ha una pavimentazione in grado di sostenere già oggi il peso dei libri, ha una superficie di 1.100 metri quadrati, quasi doppia delle vecchie scuole, e non si articola su due piani come sarebbe stato con la Pindemonte, dove l’intervento avrebbe avuto comportato costi estremamente alti». «Questo progetto si concretizzerà con la futura realizzazione della lottizzazione ex Ricamificio, nel quale non ci sarà più la necessità del polo policulturale», ha detto ancora il sindaco. «In sostanza l’evoluzione della situazione e le riflessioni a 360 gradi fatte con le direzioni degli istituti comprensivi scolastici ci hanno detto che la Pindemonte, se verranno portati avanti alcuni progetti, può essere abbandonata come scuola e avere un futuro da spazio per la comunità». «È un ragionamento che teoricamente si può fare ma abbiano preferito non affrontare subito il progetto in quanto non ci sono al momento né la disponibilità economica-finanziaria, totalmente assorbita dalle altre opere previste nel prossimo triennio dal programma, né le caratteristiche sotto il profilo di evoluzione del paese. Sarà comunque uno spazio pubblico da recuperare in futuro e per questo lo abbiamo lasciato nel piano delle opere». L’edificio scolastico intitolato a Ippolito Pindemonte, prospicente la piazza centrale del paese, si articola su due piani ed ha una superficie complessiva di 740 metri quadrati complessivi. È chiuso dal maggio 2012 per i danni causati alla struttura dal terremoti dell’Emilia. Lo stop alle lezioni venne disposto dopo un sopralluogo dei vigili del fuoco che consigliarono accertamenti tecnici sulla resistenza dell’edificio. Furono inizialmente installati dei vetrini, fase alla quale seguirono verifiche tecniche. Il professionista incaricato alla fine dichiarò che le malte dei muri portanti delle Pindemonte «sono friabili e fanno fatica a tenere uniti i ciottoli». «L’edificio, costruito nel 1886, presenta un grado di vulnerabilità sismica “significativo”», scrisse il tecnico. «Se si manifestasse a San Giovanni Lupatoto un terremoto come quello che nel 2012 ha colpito Mirandola in Emilia, la vecchia scuola sarebbe uno dei primi edifici del paese a registrare danni o possibili crolli».

Renzo Gastaldo

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