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Ecco dove vivono i 1.500 richiedenti asilo

Una delle quattro strutture che a Caprino ospita richiedenti asilo   FOTO PECORA
Una delle quattro strutture che a Caprino ospita richiedenti asilo FOTO PECORA
Una delle quattro strutture che a Caprino ospita richiedenti asilo   FOTO PECORA
Una delle quattro strutture che a Caprino ospita richiedenti asilo FOTO PECORA

Caprino Veronese e Nogara, insieme al capoluogo, sono i Comuni che accolgono più richiedenti protezione internazionale: sommando le presenze si arriva al 42 per cento di tutti i migranti che oggi vivono in provincia. Nel dettaglio, a Caprino si contano 96 persone, altri 64 richiedenti asilo abitano nelle strutture interritorio del Comune di Nogara mentre a Verona ce ne sono 514, e di questi 145 sono concentrati all’Hotel Monaco. Complessivamente, stando agli ultimi dati forniti dalla Prefettura di Verona, sono 1.585 gli immigrati attualmente accolti nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria distribuiti sul territorio, in deciso calo rispetti alla primavera dello scorso anno. Ad aprile 2019 infatti, quando vennero pubblicati gli ultimi bandi per l’accoglienza di cittadini stranieri, erano poco meno di 1.900 i richiedenti protezione internazionale presenti. Quella data segnò tra l’altro uno spartiacque tra la passata e l’attuale gestione dell’accoglienza. I bandi rifletterono tutte le novità in fatto di immigrazione introdotte dal decreto Sicurezza che era stato voluto dall’allora capo del Viminale Matteo Salvini: il taglio dei costi, una delle colonne portanti di quel decreto, comportò l’eliminazione netta dei servizi destinati ai migranti ai quali, in sostanza, da quel momento divenne necessario garantire solo vitto e alloggio. Oltre all’azzeramento dei livelli di servizi, quella riforma aveva previsto l’uscita dai Cas dei profughi in possesso di permesso di soggiorno per motivi umanitari. Inoltre nel corso del 2019 si è registrata una decisa contrazione del numero degli sbarchi, praticamente dimezzati rispetto a quelli del 2018, stando ai dati del Viminale: 11.439 a fronte dei 23.210 dell’anno prima. Tutti fattori che hanno contribuito a una riduzione di migranti anche sul nostro territorio. LA RETE DEI CAS Sono 144 i Cas presenti oggi in provincia, con caratteristiche diverse legate soprattutto alle dimensioni. Nel dettaglio, si contano 126 case, vere e proprie abitazioni; 10 strutture ricettive come alberghi, agriturismo, bed and breakfast, locande, pensioni, residence; sei ville e due strutture militari. Tali realtà sono distribuite in 52 Comuni e cioè Affi, Albaredo d’Adige, Arcole, Belfiore, Bevilacqua, Bovolone, Bussolengo, Caprino Veronese, Casaleone, Castagnaro, Cazzano di Tramigna, Cerea, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Dolcé, Erbé, Erbezzo, Gazzo Veronese, Grezzana, Illasi, Isola della Scala, Isola Rizza, Lavagno, Lazise, Legnago, Montecchia di Crosara, Mozzecane, Negrar, Nogara, Oppeano, Pastrengo, Povegliano Veronese, Pressana, Ronco all’Adige, Salizzole, San Bonifacio, San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo, San Pietro in Cariano, Sanguinetto, Sant’Ambrogio di Valpolicella, Soave, Sommacampagna, Sona, Sorgà, Tregnago, Trevenzuolo, Valeggio sul Mincio, Verona, Villafranca di Verona, Zevio e Zimella. «La maggior parte delle persone ospitate in queste strutture», spiega Angelo Sidoti, vicario del prefetto Donato Cafagna, «sono già state udite in commissione, sette su 10 hanno ottenuto il diniego e sono quindi ricorrenti: direi che di quei 1.585 presenti sul territorio, un migliaio è in attesa di veder definita la propria posizione e, in attesa della sentenza del tribunale, restano nei Cas». Il meccanismo prevede infatti che, in caso di esito negativo dell’esame davanti alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, il richiedente riceve un provvedimento di diniego della domanda, con la possibilità però di impugnare la decisione della Commissione. Il decreto Sicurezza ha infatti stretto le maglie per l’ottenimento della protezione, con la conseguenza che, aumentando i ricorsi, è aumentata pure la mole di lavoro per i Tribunali. E nel frattempo, sospesi in questo limbo, i richiedenti restano parcheggiati nei Cas, che potrebbero registrare numeri ben più bassi se solo la procedura fosse più rapida e scorrevole. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Lorandi

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