<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Due cugini lupatotini il terzo di San Massimo

La storia del combattimento ai Tre Ponti è riportata nei loro scritti dal parroco don Policarpo Cerato e dal maestro Giuseppe Lavorenti. RACCONTA LAVORENTI nel suo libro della storia di San Giovanni Lupatoto: «Il 26 aprile 1945 i tedeschi, asserragliati nelle case di Pontoncello, opponevano ostinata resistenza sulla linea dell'Adige. Accerchiati dai partigiani si erano ritirati verso la frazione zeviana per formare un nucleo di maggiore resistenza, Un gruppo di giovani partigiani, inseguendo gli sbandati arrivò ai Tre Ponti, Qui improvvisamente furono presi di mira di tedeschi e alcuni uccisi». I morti furono i cugini lupatotini Luigi e Giuseppe Sartori e Beniamino Olioso, originario di San Massimo, tutti e tre neppure ventenni. «Mentre mastodontici carri armati giungono in piazza una voce risuona improvvisamente “Un morto ai Tre Ponti!”. Poi non è più uno, son due, son tre. Erano i tre nostri giovani che così a caro prezzo dovevano pagare il loro generoso ardire», scrive il parroco. «Mentre camminavano per la strada per portarsi a rastrellare le truppe nemiche disperse per la campagna, alcuni tedeschi nascosti nelle stalle dei signori Pasti li colpirono con una scarica di fucileria e li resero cadaveri». La stele fu posata un anno dopo in ricordo di quelle giovani vite.

R.G.

Suggerimenti