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Denunciato il pistolero, aveva anche droga

Il comandante Gianfranco Truddaiu e i carabinieri di San Martino Buon AlbergoVia Piave, in Borgo della Vittoria, dov’è avvenuta l’aggressione
Il comandante Gianfranco Truddaiu e i carabinieri di San Martino Buon AlbergoVia Piave, in Borgo della Vittoria, dov’è avvenuta l’aggressione
Il comandante Gianfranco Truddaiu e i carabinieri di San Martino Buon AlbergoVia Piave, in Borgo della Vittoria, dov’è avvenuta l’aggressione
Il comandante Gianfranco Truddaiu e i carabinieri di San Martino Buon AlbergoVia Piave, in Borgo della Vittoria, dov’è avvenuta l’aggressione

Lavoro d’indagine rapidissimo dei carabinieri della stazione di San Martino Buon Albergo, guidati dal comandante Gianfranco Truddaiu, arrivati in meno di ventiquattr’ore a identificare l’uomo che giovedì pomeriggio aveva strattonato un ragazzino in bicicletta facendolo cadere e minacciato i suoi compagni con una pistola, poi rivelatasi una scacciacani. L’uomo è un cinquantenne, di nazionalità italiana, incensurato, che vive in un paese dell’Est Veronese, diverso da San Martino, e di professione è agente immobiliare. È stato denunciato a piede libero per minacce e violenza privata, ma si aggiungeranno anche le denunce dei diversi genitori i cui figli sono stati coinvolti nella vicenda. Gli è stata ritirata la patente non per l’episodio che ha visto vittima il ragazzino e i suoi compagni di classe, ma per altri reati scoperti dai carabinieri, perché nella sua auto, oltre alla scacciacani con caricatore e una scatola di colpi a salve, hanno rinvenuto circa 4 grammi di hashish e 5 pastiglie di ecstasy. Alle 13.15 in via Piave, una strada a senso unico nel popoloso quartiere di Borgo della Vittoria, Marco (nome di fantasia) stava tornando a casa da scuola in bicicletta con tre compagni di classe di prima media e altri seguivano a piedi. Resosi conto che un amichetto in bici era rimasto indietro, Marco aveva girato il mezzo e stava tornado da lui per affiancarlo, contromano ma sulla pista ciclabile che delimita la carreggiata della via dove ci sono dei dossi ed è in vigore il limite di velocità di 30 chilometri orari. Dalla versione resa ai carabinieri pare che l’uomo abbia visto Marco impennare la ruota della bici, come sono soliti fare i ragazzini e sia bastato questo per mettere l’auto di traverso sulla strada, sbarrare il passo a Marco, scendere dall’auto, strattonarlo fino a farlo cadere dalla bicicletta. All’arrivo dei compagni che seguivano e che di fronte alla scena hanno cominciato a urlargli contro «Non si fa così! È solo un bambino! Perché te le prendi con lui?», l’uomo che non è un mingherlino ma di statura robusta oltre il metro e 80 centimetri, sarebbe stato preso dal panico, secondo la sua versione fornita ai carabinieri, e ha estratto dall’auto la pistola, caricandola con dei proiettili, uno dei quali caduto sull’asfalto, per difendersi dai ragazzini. L’effetto ottenuto è stato quello di far gelare il sangue ai giovanissimi studenti, qualcuno scappato a ripararsi dietro le auto in sosta, altri messisi a urlare per lo spavento, mentre Marco continuava a restare dolorante sull’asfalto. Una signora anziana, attirata dalle urla e pensando a una lite fra ragazzi è uscita quando già il pistolero di via Piave era risalito in auto, probabilmente pago dell’effetto ottenuto. Pochi gli indizi raccolti dai carabinieri arrivati subito sul posto, perché Marco a causa dello spavento è rimasto sotto choc e per alcuni minuti non riusciva più a parlare, ma sono stati sufficienti per identificare in poco tempo l’uomo. Il fatto è stato riassunto ai militari dai compagni che seguivano di pochi metri Marco e avevano assistito alla scena. Ieri pomeriggio il sindaco Franco De Santi ha fatto visita alla famiglia e al ragazzo, portando la sua solidarietà e quella dell’intera amministrazione: «È un fatto da condannare assolutamente e plaudo alla tempestività con cui i carabinieri hanno risolto il caso identificando in poche ore l’autore», ha commentato. La mamma di Marco ha voluto che l’episodio fosse reso di pubblico dominio perché il figlio che già ha subito diversi interventi chirurgici ed è seguito per controlli periodici dal reparto di oncoematologia dell’ospedale di Borgo Trento non aveva proprio bisogno di essere traumatizzato anche sulla strada di casa e in sella alla sua bici, una passione che i mI edici gli hanno consigliato di assecondare per sconfiggere la sua patologia. •

Vittorio Zambaldo

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