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Cantico delle Creature per l’addio a Claudio travolto dal trattore

L’arrivo della bara di Claudio Menini FOTOSERVIZIO AMATO
L’arrivo della bara di Claudio Menini FOTOSERVIZIO AMATO
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L’arrivo della bara di Claudio Menini FOTOSERVIZIO AMATO

Il legame di Claudio con la terra, la riconciliazione con la natura e con il tempo sono stati i temi che hanno dominato la liturgia funebre per Claudio Menini, agricoltore di Marcellise, morto lo scorso lunedì a 59 anni, travolto dal trattore con il quale si era avviato a tagliare l’erba nell’oliveto in affitto a Villa Ferrari. La scelta è stata voluta dal figlio Luca, che preparando la liturgia con il parroco don Paolo Pasetto ha chiesto che «sia un momento dove trovare le parole e la forza per continuare a guardare con speranza alla vita». E sono state parole di speranza quelle pronunciate attorno alla bara, avvolta dall'abbraccio dei figli gemelli Luca e Marco, della moglie Maristella, 33 anni di matrimonio e cinque di fidanzamento, del fratello Flavio e della sorella Claudia, con una rappresentanza del gruppo locale degli alpini e centinaia di persone che hanno riempito la chiesa e parte del sagrato. All’interno, sulla bara era deposto un grande cuscino di fiori di campo sormontati da due tralci di vite, i simboli del lavoro che Claudio seguiva con passione da quando aveva appena nove anni. Il Cantico delle creature è stato usato come salmo responsoriale «premessa di un cammino di riconciliazione con la terra e i suoi elementi, quello che sembra essere stato il luogo più brutto per Claudio, ma non è così», ha spiegato il sacerdote, «perché la vita e il creato sono un dono e coltiviamo il suo ricordo, chiedendo a Dio di riconciliarci con questo dono». Un uomo che aveva fatto della terra e del suo lavoro una passione, «tanto che la terra era mescolata con la sua vita», ha raccontato la moglie a don Paolo, «mite al punto che davanti alla violenza abbassava la voce per non aggiungere male al male, che chiedeva agli amici di far festa con amore, quello vero, che lascia agli amici le cosi migliori al momento di andarsene, perché siano felici di ricordarlo», ha concluso don Paolo. «Sarai la nostra strada e il nostro domani, come sei stato lo specchio di papà e la luce di mamma e per noi sarai sempre un fratello», hanno detto Claudia e Flavio, mentre il figlio Luca ha invitato a una riflessione sul tempo: «Ci illudiamo sia infinito e rimandiamo sempre a dopo i gesti che sarebbero importanti per le persone care. Non possiamo permetterci di perderlo per cose che non ci rendono felici. Papà ha speso bene il suo tempo e anche da situazioni così tristi e difficili vorrei ricavassimo un messaggio: c’è sempre un lato da cogliere per migliorare e imparare che ciò che abbiamo a disposizione, vita, tempo, amici e amore, non va mai dato per scontato». •

Vittorio Zambaldo

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