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Ca’ Bianca, via al fronte dei sindaci

Zona della discarica di Ca’ Bianca a Zevio
Zona della discarica di Ca’ Bianca a Zevio
Zona della discarica di Ca’ Bianca a Zevio
Zona della discarica di Ca’ Bianca a Zevio

Un fronte di sindaci, coadiuvato da associazioni e comitati, è pronto a schierarsi compattamente contro l’ampliamento della discarica di Ca’ Bianca e contro l’attivazione, al suo interno, di un impianto di trattamento dei rifiuti. Un’azione di ampio respiro, questa, anche se nel fronte non si è schierato Zevio, il comune nel quale sorge la discarica. Ca’ Bianca è una struttura che è nata poco più di vent’anni fa e che, da allora, ha accolto rifiuti non pericolosi, per la maggior parte resti inorganici. All’inizio era stato autorizzato lo stoccaggio di scarti per un volume totale di 300.000 metri cubi. Poi, nel tempo, è stato concesso anche l’arrivo, in discarica, di altri 300.000 metri cubi e meno di dieci anni fa è stato dato il permesso all’avvio di un inertizzatore. Quest’ultimo è un impianto che dovrebbe intervenire sugli scarti derivanti da attività industriali, solidificandoli grazie a reazioni chimiche, ma che in realtà non è in attività. «La srl che gestisce la discarica, la Inerteco, ha richiesto anche un ampliamento di altri 300.000 metri cubi della discarica, che alla fine dovrebbe arrivare ad accumulare circa un milione di metri cubi di rifiuti, collegando tale domanda alla proposta di realizzazione della bonifica di un’area contaminata che si trova ad Isola Rizza, che non è stata completata», spiegano il sindaco di San Giovanni Lupatoto Attilio Gastaldello e l’ex-consigliere provinciale Roberto Facci, che collabora con lui nel portare avanti le azioni anti-ampliamento ed anti-inertizzatore. Azioni che l’amministrazione di San Giovanni Lupatoto guida, assieme ai Comuni di Bovolone ed Oppeano, collaborando con associazioni, come Legambiente ed Isde Medici per l’ambiente, e con il comitato contro la discarica, che ha sede a Campagnola. «Ci sono altri Comuni pronti a scendere in campo al nostro fianco, ma ovviamente evito di farne in nomi prima della loro adesione ufficiale alle nostre iniziative», anticipa Gastaldello. Tornando ai dati ufficiali, va ricordato che contro le autorizzazioni al nuovo ampliamento ed all’inertizzatore concesse dalla Regione, Comuni e comitati hanno fatto ricorso al Tar, vedendo bocciate le loro richieste, e poi al Consiglio di Stato, dove invece hanno avuto, almeno in parte, ragione. I percorsi relativi all’ampliamento della discarica, che è collegato al suo metterla in sicurezza e al riavvio dell’inertizzatore, intanto stanno andando avanti. Entro pochi giorni infatti si saprà dell’impianto di trattamento degli inerti e non oltre la fine di febbraio dell’ingrandimento dello stoccaggio: sarà allora possibile presentare osservazioni in Regione. Va ricordato che i due progetti non saranno oggetto di valutazione di impatto ambientale da parte di Venezia. «Siamo pronti a depositare le nostre deduzioni, che sono contrarie su tutto il fronte, recependo anche gli elaborati delle associazioni ed auspicando un ampio sostegno del territorio», afferma Gastaldello. Va infine detto che Isde ha predisposto delle proprie osservazioni in cui, facendo riferimento ad analisi effettuate dall’Arpav, si spiega che nel giro di quattro anni, fra il 2016 ed il 2020, tutti i pozzi posti attorno alla discarica, sia dentro che fuori il suo perimetro «sono stati invasi dai Pfas». La presenza degli inquinanti è stata riscontrata in falde superficiali, ma, rimarca l’associazione, «nessuno può sapere fin dove si sposteranno e con che tempi lo faranno». Per questo Isde chiede che, prima di ogni altra cosa, venga attuata una bonifica, spiegando che la discarica può essere causa di gravi problemi di salute. •

Luca Fiorin

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