<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Arrestati «U miliardario» e il figlio

Il boss Giuseppe Scarvaglieri,, detenuto in regime di 41bis, e i quattro arrestati dalla Guardia di FinanzaMilitari delle Fiamme gialle
Il boss Giuseppe Scarvaglieri,, detenuto in regime di 41bis, e i quattro arrestati dalla Guardia di FinanzaMilitari delle Fiamme gialle
Il boss Giuseppe Scarvaglieri,, detenuto in regime di 41bis, e i quattro arrestati dalla Guardia di FinanzaMilitari delle Fiamme gialle
Il boss Giuseppe Scarvaglieri,, detenuto in regime di 41bis, e i quattro arrestati dalla Guardia di FinanzaMilitari delle Fiamme gialle

Non a caso, uno dei boss arrestati lo chiamavano «U miliardario». Non a caso la guardia di Finanza di Verona durante la perquisizione e successivo sequestro ha trovato un milione di euro in contanti. Una cifra enorme. L’epicentro di una maxi indagine partita da Catania, è Valeggio sul Mincio, sede della SL Group di via Cavour. Un’impresa già «attenzionata» dalle Fiamme gialle veronesi. Ora le quote della «famiglia» sono gestite dall’amministratore giudiziario, la ditta è ancora operativa. Sono quattro le persone arrestate, un’ordinanza di cautelare notificata in carcere al boss Giuseppe Scarvaglieri, detenuto in regime di 41bis, altri 21 indagati e il sequestro di beni per oltre 50 milioni di euro ritenuti frutto di investimenti in Sicilia, Lombardia e Veneto della «mafia imprenditoriale» del clan Scalisi-Laudani. A seguire gli affari della «famiglia» sarebbe stato il nipote di Scarvaglieri, Salvatore Calcagno coadiuvato da Antonio Siverino e dal figlio Francesco, i due soggetti domiciliati a Valeggio sul Mincio che attraverso un reticolato di prestanome avrebbero costituito diverse società. I capi d’imputazione per padre e figlio, ora in carcere, concorso in associazione mafiosa, il 416bis e trasferimento fraudolento di valori. Ai due sono state sequestrate auto di lusso, Ferrari e Porsche, oltre ad Audi. L’operazione “Follow the money“ del nucleo Pef delle Fiamme gialle etnee su infiltrazioni criminali nelle imprese ha visto impegnati oltre 100 militari delle Fiamme gialle del comando provinciale di Catania, in collaborazione con lo Scico di Roma. Sigilli sono stati posti, in esecuzione di un’ordinanza del Gip del capoluogo etneo, su richiesta della locale Dda, a 17 società del settore dei trasporti con sedi a Catania ed Enna e di commercializzazione di prodotti petroliferi a Varese, Mantova e Verona; oltre a 48 beni immobili tra terreni e appartamenti tra Catania e Messina e conti correnti e disponibilità finanziarie. Durante le perquisizioni la guardia di finanza ha inoltre sequestrato oltre un milione di euro in contanti, orologi, preziosi e auto di lusso, comprese una Ferrari modello F458 del valore di 200 mila euro, due Porsche e un’Audi Q8. Oltre al boss sono stati arrestati Antonio e Salvatore Calcagno, per aver preso parte al clan Scalisi con l’aggravante di aver contribuito a finanziare l’associazione mafiosa; gli imprenditori Antonino e Francesco Siverino, padre e figlio, 45 e 25 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa. Ai Siverino la Procura distrettuale di Catania contesta anche «17 episodi di trasferimento fraudolento di valori, poichè hanno fittiziamente attribuito la titolarità di altrettante imprese a svariati prestanome, con la duplice finalità di eludere la normativa antimafia e di favorire il clan Scalisi». A tutti e 26 gli indagati è stato notificato un avviso conclusione delle indagini preliminari. Il tesoro del clan: 1 milione di euro in contanti, auto di lusso e aziende nel nord Italia. Siverino, inizialmente operante nel settore della logistica e dei trasporti, essenzialmente nella zona di Adrano potendo contare sulla copertura anche finanziaria fornita dall’associazione mafiosa, secondo le indagini ha progressivamente esteso sull’intero territorio nazionale le sue attività imprenditoriali, gradualmente diversificandole e rilevando anche società operanti nel settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi in Veneto e Lombardia. Un anno fa, la Guardia di finanza di Verona aveva sequestrato alla ditta oltre 156 mila litri di prodotti petroliferi poichè aveva scoperto che l’ingrosso di carburanti di Valeggio sul Mincio non si era dotato delle misure di sicurezza previste dalla normativa antincendio. Dall'intervento, svolto dai finanzieri assieme ai vigili del fuoco, era emerso che la società, già in passato diffidata dai pompieri dall'esercitare l' attività per mancanza dei requisiti di sicurezza, continuava ad operare sulla scorta di una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) non conforme agli standard di sicurezza. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

Suggerimenti